Bruti de Val Rosandra, una mostra celebra tradizione e amicizia
16.11.2025 – 12.20 – I “veci bruti” continuano a trasmettere ai giovani una tradizione fatta di amicizia, coraggio e amore per la natura dove la genuinità dei rapporti interpersonali, la spensieratezza dei ritrovi conviviali, lo spirito goliardico sono elementi che rendono questa realtà unica. E’ questo lo spirito che permea la mostra multimediale “Val Rosandra – Dolina Glinščice, cuore pulsante dell’alpinismo triestino: 80 anni del Gruppo Rocciatori “Bruti de Val Rosandra”. E’ organizzata dall’Associazione XXX Ottobre, sezione del Club Alpino Italiano e beneficia del contributo del Consiglio regionale. Decisamente partecipata l’inaugurazione che si è svolta nella serata di ieri 15 ottobre. La mostra, ad ingresso libero, è allestita nella sala Veruda di palazzo Costanzi (piazza Piccola 2) dal 15 al 26 novembre con orario feriale e festivo dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20. La storia degli arrampicatori triestini e la Val Rosandra si intreccia profondamente fin dall’inizio del XX Secolo.
Questa mostra vuole celebrare gli ottant’anni del Gruppo Rocciatori “Bruti de Val Rosandra”. Lo scenario ideale della narrazione può essere solo la “Valle” come affettuosamente viene chiamata da generazioni di appassionati, luogo di incontro e passaggio necessario per tutti gli aspiranti alpinisti di questo territorio.
L’evento vuole essere anche un omaggio all’impegno, alla passione, al rispetto per la montagna. Valori che guidano ancora oggi le attività dell’associazione XXX Ottobre e che rappresentano un’eredità preziosa per il futuro. Pannelli fotografici con descrizioni in italiano e in inglese accompagneranno il visitatore in un ritorno al passato partendo dal primo dopoguerra, contrassegnato dalle imprese del leader del gruppo, Guglielmo Delvecchio. “Vecio” ripete le più note salite di Comici e Cassin in Dolomiti e poi traccia molti nuovi itinerari di grande difficoltà in Tre Cime di Lavaredo, Croda dei Toni, Sorapiss. Nel febbraio del 1947 fece scalpore la prima invernale alla Gola Nord-Est dello Jof Fuart con Mario Mauri.
“E’ un libro appeso alle pareti – spiega la curatrice e capogruppo dei Bruti Elisabetta Mazzaroli – che racconta ottant’anni di imprese del gruppo assieme alla flora e alla fauna della Val Rosandra”. “I rocciatori prima della seconda guerra mondiale partivano da casa a piedi – prosegue – e iniziavano ad arrampicare, una masnada di ragazzini scatenati”. “Questa mostra non è solo un elenco di personaggi e vie fatte ma ho voluto trasmettere il loro cuore” sottolinea. “Sono entrata tardi nel Gruppo ma sono persone speciali, semplici” conclude.
Trieste ha dato i natali ad alpinisti di fama internazionale già a fine 1800. Ricordiamo Napoleone Cozzi e la “Squadra Volante” e nel 1901 nasce Emilio Comici, il precursore del “sesto grado” in montagna. Negli anni Quaranta si distinguono Ezio Rocco, Guglielmo Delvecchio, Spiro Dalla Porta Xydias e altri giovani entusiasti che formano il gruppo “Bruti de Val Rosandra”. Durante la guerra l’attività in montagna è preclusa. La “Valle” e le pareti di Prosecco danno però la possibilità ai rocciatori di tenersi allenati per le future imprese. Finito il conflitto si crea il Gruppo Rocciatori che si appoggia alla XXX Ottobre, sezione giovane e dinamica.
Il nome “Bruti” viene abbandonato per rispetto ai componenti che non sono sopravvissuti alla guerra. Delvecchio è il leader, con lui ci sono Attilio Zadeo, Pierpaolo Pobega, Sem Lusa, Jimmy Del Drago, Piero Zacccaria e Sandi Blasina.
Nel 1964 sono ammesse le prime donne, Bianca Di Beaco e Silvia Metzeltin. A cavallo degli anni Sessanta e Settanta ci fu una svolta, crebbe allora una nuova generazione di alpinisti. Non si limitarono più alle uscite del fine settimana ma iniziarono ad allenarsi quotidianamente per raggiungere una forma fisica e mentale ideale per affrontare le pareti in montagna. Enzo Cozzolino, allora studente, fu protagonista assoluto. Realizzò numerose vie nuove di difficoltà estrema sulle Alpi. Fu il primo a raggiungere il settimo grado come anche Messner ha riconosciuto in un suo libro.
Accanto a Bianca Di Beaco, prima donna in Italia a fare il “sesto grado” da capocordata, compare la giovane Tiziana Weiss che tra le rocce della Val Rosandra afferma da subito le sue abilità tecniche che la porteranno ai vertici dell’alpinismo italiano.
Il percorso espositivo prosegue poi con la “sezione 1985-2000 verso il nuovo millennio” caratterizzata dall’introduzione di nuove tecnologie e materiali. L’alpinismo romantico e avventuroso viene trasformato in un approccio alla scalata più sicuro e informato. La Val Rosandra attira nuove generazioni. I “Bruti” sono parte trainante di tutto questo fermento. La coppia Marino Babudri e Ariella Sain inizia l’attività esplorativa sulle Alpi Orientali. Nel 1988 viene fondata la scuola di alpinismo intitolata ad Enzo Cozzolino. Del 2002 l’ascensione in Nepal e il 19 maggio sono in vetta al Cho Oyu (8.201 m), la sesta montagna più elevata della terra e il loro primo ottomila.
L’anno dopo, con una spedizione ufficiale del Friuli Venezia Giulia, raggiungono la cima del Gasherbrum II (8.035 m.). I “Bruti” sono pronti per salire il tetto del mondo. Il 18 maggio 2004 Marco è in cima all’Everest (8.848 m).
[e.b.]




