Lazio

la street parade per il clima invade la Capitale

Se fossi umano amerei il mondo”. È una frase semplice, vergata a pennarello su un cartello di cartone, ma sabato 15 novembre è diventata uno dei simboli della street parade che ha invaso le strade di Roma per il secondo Climate Pride.

Un messaggio che rimbalzava tra le maschere, i cori, la musica e i colori di un corteo che ha radunato migliaia di persone, arrivate nella Capitale da ogni parte d’Italia.

Tra travestimenti, installazioni artistiche e scenografie improvvisate, oltre 80 realtà tra associazioni, comitati e movimenti hanno dato vita alla più grande mobilitazione nazionale per il clima dell’anno.

Nel momento in cui i leader mondiali discutono al COP30 di Belém, nelle strade di Roma prendeva forma una richiesta chiara, scandita passo dopo passo: giustizia climatica e sociale, adesso.

Il corteo è partito da piazzale Aldo Moro, trasformato per un pomeriggio in un grande teatro a cielo aperto, e ha attraversato il cuore della città fino a Largo Preneste. Un fiume umano, rumoroso e pacifico, dove ogni cartello era un racconto e ogni performance una denuncia.

Un concetto ribadito anche dagli slogan più creativi, che invocavano una transizione “interspecie”, capace di tenere conto non solo dell’essere umano, ma del pianeta e delle altre forme di vita che lo abitano.

Accanto alle richieste rivolte al Governo italiano, la mobilitazione ha puntato lo sguardo anche verso Bruxelles: l’Unione Europea, secondo gli organizzatori, deve sostenere un accordo realmente ambizioso per uscire dalle fonti fossili e garantire risorse alle nazioni più colpite dalla crisi climatica.

Una richiesta accompagnata da una critica netta: mentre il clima peggiora, gli investimenti nel settore militare continuano a crescere, sottraendo energie e fondi a interventi urgenti per la salvaguardia dell’ambiente.

Il Climate Pride, però, non vuole restare un episodio isolato. «Questa è solo la prima tappa», hanno spiegato le realtà promotrici. «La mobilitazione andrà avanti nei prossimi mesi, nelle città e nei territori. Continueremo a lavorare insieme per sostenere la transizione ecologica, contrastare le grandi opere fossili inutili e costruire dal basso percorsi di giustizia climatica, pace e solidarietà».

E così, mentre il corteo si è sciolto al tramonto, tra musica e applausi, l’impressione è che quelle voci — giovani, adulte, travestite, indignate o semplicemente speranzose — non si spegneranno tanto presto.

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