Alberto Galla, le vie della lettura sono (in)finite?

(Articolo su Alberto Galla da VicenzaPiù Viva n. 302, sul web per gli abbonati).
La passione e la professionalità possono bastare per restare al timone della nave “nonostante l’e-book”? Le burrasche degli schermi hanno mandato molti editori e librai alla deriva ma, da capitano a marinaio, Alberto Galla continua a essere ottimista e ci svela il perché.
Si dice, e non sempre è un complimento, “parla come un libro stampato”. E invece no. Lui che è cresciuto a pane e libri, che dei libri ha fatto la propria vita, che i libri li vende e li salva, è uno che parla semplice, con uno stile coinvolgente, come si confà alla divulgazione, della quale è appassionato promotore. Lui è Alberto Galla, figlio di quello stimato Mariano (assessore del Comune di Vicenza, dal 1980 al 1981 alla Cultura e dal 1981 al 1985 alle Finanze, sindaco di Arcugnano, presidente dell’Ente Fiera, presidente della banca Centro Veneto – Credito Cooperativo e presidente della storica attività libraria ed editoriale di famiglia Galla 1880), a cui la città si è stretta intorno il 7 settembre del 2024 per festeggiarne i 100 anni e poi, l’8 giugno 2025, intorno alla famiglia per l’addio a quello che è stato un grande uomo e un vicentino d’eccellenza. Una vita e una carriera intensa, quella di papà Mariano, fitta di ruoli prestigiosi e incarichi impegnati. Un’eredità che potrebbe intimidire chiunque, ma non Alberto. Che del padre parla con affetto e serenità, come se fosse ancora accanto a lui. Come è sempre stato, nella libreria storica di famiglia, fino all’epoca del Covid. Solo una pandemia poteva imporre la prudenza, e avere l’impudenza, di costringere un Galla lontano dal suo regno… Ma siamo qui per parlare di Alberto. Lo dobbiamo stanare un po’, anzi accetta solo perché i nostri ritratti si discostano dalla solita intervista.

Che cosa vuole raccontarmi di sé?
Mah, la mia è una biografia piuttosto monotona, ma quello che tengo a sottolineare è che sono sì erede di una dinastia di librai, ma non mi sono rassegnato o adeguato a un percorso già scritto per me, come si potrebbe pensare. Quando ho iniziato, a 22 anni, l’ho fatto per una scelta libera e convinta.
Come ci è arrivato? L’eredità Galla non è da rintracciarsi solo in linea diretta…
Vero. La libreria risale al 1880 per opera del mio antenato, il veronese Giovanni Galla che, trasferitosi giovanissimo a Vicenza nel 1859, prima dell’Unità d’Italia, lavorò alla libreria reale cittadina di Emanuele Caprotti, in via Corso 2174, ma, appunto, nel 1880 si licenziò e l’insegna Galla campeggiò da quell’anno sulla cartoleria Rodati di contra’ Muscheria per poi, dopo la morte del suo ex datore di lavoro Caprotti, “marcare” anche la libreria reale frequentata dai più illustri scrittori di Vicenza, da Zanella a Fogazzaro, da Lioy a Jacopo Cabianca e Casimiro Varese. Distrutto dal bombardamento degli Alleati nel 1944, l’edificio che la ospitava nel dopoguerra fu acquistato e ricostruito dalla Banca commerciale italiana e i Galla trovarono nuovi locali in corso Palladio, all’angolo con contra’ San Marcello. Nel dopoguerra la libreria aveva trentadue soci, tutti imparentati, non era gestita da papà, ma da nostri cugini. Mio padre aveva la quota di maggioranza semplicemente perché il suo fu l’investimento più cospicuo ma, nei primi anni ’80, vendette l’immobile di corso Palladio, liquidò i 32 soci e la nuova società a metà degli anni ’80 aprì l’attuale libreria in piazza Castello. Io ne ero fuori. Mi ero iscritto a legge, ma poi mollai e il caso mi portò in libreria dalla porta laterale, per così dire da “ragazzo di bottega”. Mia zia Enrica Galla – sorella più grande di Nello, uno de I Piccoli Maestri ritratti da Luigi Meneghello – gestiva dal 1966 la cartoleria con libreria di piazzetta Palladio, negli anni 70 distintasi per la specializzazione (allora avveniristica) in letteratura educativa, libri e giochi didattici per bambini e ragazzi.

A metà degli anni ’90, la cartoleria-libreria si spostò nel luogo ove tutt’ora opera come cartoleria, in corso Palladio, all’angolo con contra’ Porti.
A un certo punto zia dovette assentarsi per un periodo e io accettai di sostituirla. Fu la mia prima palestra, tuttora… attiva, tra gli scaffali e lei la mia prima tutor, che quando tornò mi impartì la più grande lezione di vita: siamo tutti utili e nessuno indispensabile.
Nel 1996 partì «Galla 2000» in viale Roma, prima libreria con internet per i clienti, e nel 2001 la libreria «Girapagina» in contra’ Cavour, poi trasferitasi in viale Verdi. Il resto è noto ai più con l’ingresso in società nel 2013 di Libraccio, la catena di librerie indipendenti più grande d’Italia, che ne ha acquisito la pressoché totale proprietà nel 2019.
In lei non c’è solo un bravo venditore di ciò che ormai si fatica a vendere – almeno nel modo tradizionale – né può bastare la passione per la carta stampata… Ci sveli l’imprenditore dietro il mito.
Beh, la mia vera università – anche se non nascondo un po’ di rammarico per non essermi mai laureato davvero – è stata la Scuola per Librai di Umberto ed Elisabetta Mauri. L’idea, geniale, era quella di radunare presso la Fondazione Cini di Venezia 30 librai selezionati, per una settimana di full immersion con corsi di formazione, dibattiti e sperimentazioni. Selezionato tra i partecipanti, stabilii subito un legame fortissimo e sono sempre tornato alla Scuola, prima come testimonial, poi come docente. Da studente, tornai a casa pronto a dare il mio contributo in libreria. Avevamo chiuso il punto vendita di corso Palladio e destinato quello in piazzetta alla sola cartoleria e la nuova insegna in piazza Castello andava inaugurata con una svolta, anche e soprattutto a livello organizzativo. Io ero pronto ad applicare tutti i più moderni criteri, come la catalogazione in ordine alfabetico e la divisione per temi. Ma soprattutto la gestione informatizzata, che io ebbi l’opportunità di apprendere dal grande editore Libero Casagrande a casa sua, a Bellinzona. In Galla fummo i primi in Italia.

L’innovazione non fu però solo logistica e tecnica. Che cosa cambiò nel concetto di libreria?
Cominciai a trasformare la semplice bottega in uno spazio culturale vero e proprio. Dove la cultura non si sfoglia soltanto, ma si vive, con una serie di eventi come letture, dibattiti ma anche concerti e performance teatrali. Siamo un luogo di incontro per la vasta e variegata comunità della conoscenza. Le librerie devono essere spazi aperti a tutti, senza nessuna preclusione di ceto, età, formazione ecc.
Tutta questa sua esperienza manageriale e non solo non poteva che finire… nero su bianco.
In effetti, qualche anno fa ho scritto – a quattro mani con Giovanni Peresson – il libro “Aprire una libreria”, giunto con discreto successo alla terza edizione, e che oggi porta inevitabilmente il sottotitolo “nonostante l’e-book”.
In effetti, il mondo (e il mercato) dei libri è totalmente cambiato, per non dire stravolto. Come la vede lei: condanna o sfida?
Internet ci ha messo con le spalle al muro, ma ci ha anche costretti ad adeguarci a un mondo e un pubblico che cambiano. È cambiata la domanda, ma l’offerta è addirittura esplosa: quando ho cominciato si contavano meno di 20 mila novità editoriali l’anno, ora viaggiamo sulle 80 mila. Il problema è che il mercato oggi è concentrato nelle mani di pochi potenti, mentre i piccoli soccombono. Io però sono ottimista e tifo per quei piccoli, anche micro, editori eroici che tengono duro. Quanto al Veneto, poi, la situazione è migliore che altrove: abbiamo ancora diverse importanti realtà indipendenti.

Detto che ne facciamo parte anche noi con il rafforzamento di L’altra stampa, erede di Editoriale Elas, di cui Galla ospita le sempre più numerose pubblicazioni, lei è stato anche presidente dell’Associazione Librai Italiani…
Sì, dal 2012 al 2017, poi vicepresidente fino al 2021. Cariche a parte, l’associazione di categoria è un riferimento nella mia vita. Ha soprattutto il pregio di aver fondato una scuola di formazione per nuovi librai, un master di “librariologia”, come mi piace chiamarlo.
Della Biblioteca Bertoliana invece è presidente. Si sente diviso in due o sono semplicemente modi diversi di amare i libri?
Innanzitutto, ho già avuto esperienze di biblioteca come presidente de La Vigna, altra vera istituzione culturale vicentina, tra il 1996 e il 2002. Sono, quindi, onorato dell’incarico che il sindaco mi ha affidato. Da mio padre ho ereditato soprattutto la passione civile. Mi ha dato l’imprinting del civil servant e ho sempre praticato la politica nel senso che aveva un tempo, cioè occuparsi della polis. Anche questa è una “malattia” di famiglia: Tito Galla, uno dei figli dei fondatori della libreria, fu uno dei primi senatori del Regno. Per fortuna, ho sempre portato il mio contribuito di consensi ma io sono sempre stato il primo dei non eletti. Questo mi ha permesso di agire per l’obiettivo, senza perdermi dietro immagine e burocrazia. Il mio, anche per la Bertoliana, è un impegno civico al di là dei partiti. A stimolarmi è proprio il grande progetto della Nuova Bertoliana, che sta muovendo piccoli ma determinanti passi e per il quale è giusto ringraziare chi mi ha preceduto: l’evoluzione della biblioteca in fucina di attività culturali è evidente da un po’. Con il sostegno della giunta si potrà fare sempre di più. Verso il futuro e futuribile, ma anche verso il recupero delle biblioteche di quartiere, il cui ruolo, anche in fatto di inclusività e accessibilità (intesa non solo fisicamente), è importantissimo.
Lei oggi è dipendente della sua azienda, per via della cessione del 2021. Cosa è cambiato?
È vero. Ed è anche bellissimo: ufficialmente sarei in pensione, invece la mia vita è piena. Gestisco gli eventi, tengo i rapporti con la politica e la città, mi divido tra libreria e biblioteca e ho molti progetti. Senza tacere che, quando nel 2015 entrai in società con il Libraccio, lo feci sempre in un’ottica sociale: il nuovo assetto societario era necessario, ma non mi dispiaceva l’idea di democratizzare la libreria, con un servizio come la vendita del libro usato.
Abbiamo parlato tanto del babbo, e il resto dei suoi affetti?
Anche qui sono un po’ monotono. Mia moglie è anche lei libraia, prima l’ho assunta e poi l’ho sposata. Ora ha aperto con un’amica una libreria a Thiene. Delle mie due figlie, la maggiore – che per un lungo periodo non aveva dimostrato grande passione né per il mestiere né per la lettura in genere – oggi è libraia a Modena. L’incontro con la lettura avviene nei modi più strani, in quest’epoca degli schermi non disperi chi ha figli che non leggono. In ogni caso, io sono il lettore più morbido di casa…

Appunto. Libreria e biblioteca sono faticose, totalizzanti. Quando trova il tempo di leggere?
Di notte. Faccio le ore piccole, anche se ho un risveglio lento, che mette a rischio quello che considero il primo lusso: leggermi tutti i giornali prima di buttarmi nei tanti impegni della giornata. Altro lusso? Il cineforum con mia moglie. Naturalmente all’Odeon, che è un’istituzione.
Un altro suo grande amore è Vicenza, giusto?
Sì. La amo visceralmente. La mia famiglia ha scritto in parte la storia della città e io mi sento dentro la storia di Vicenza. Sono ingiuste le critiche che le arrivano da più parti: è una città di Provincia, è vero, ma si evolve, come tutto il mondo.
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