Toscana

sempre più proprietari costretti a vendere














Uno degli aspetti più evidenti della crisi economica attuale riguarda le famiglie che vivono nei condomini, che costituiscono la maggioranza anche nella città di Arezzo. Con la Legge 220/2012 è stato introdotto l’obbligo di nominare un amministratore quando i condomini sono più di otto: una condizione molto comune negli edifici residenziali, ma anche nei complessi popolari, spesso caratterizzati da spazi ridotti, scarsa qualità costruttiva e appartamenti separati da semplici pannelli di compensato. 

L’attuale situazione economica, segnata dalla precarizzazione del lavoro e da un’imposizione fiscale sempre più incisiva, ha aggravato la fragilità di molte famiglie. A tutto questo si aggiunge il disagio di fronte a quote condominiali mensili percepite come eccessive e non sempre proporzionate ai servizi realmente offerti. Secondo il 3° Rapporto Federproprietà-Censis, infatti, l’82,2% dei proprietari considera i costi di gestione e manutenzione “diventati eccessivi”, mentre il 76,5% delle famiglie ritiene che le spese legate alla casa pesino in modo significativo sul bilancio domestico. Si tratta di un fenomeno che molti definiscono come una sorta di “tassa sulla proprietà”, un “affitto su ciò che si possiede”. 

Una dinamica che mette in difficoltà soprattutto quei proprietari che si trovano a fronteggiare lavori condominiali rilevanti — rifacimento di tetti, facciate, balconi — interventi che possono valere anche decine di migliaia di euro e che non tutti riescono a sostenere. La crescente morosità lo conferma: gli amministratori prevedono aumenti medi fino al +20%, con punte che potrebbero addirittura raddoppiare. Tra gli abitanti dei condomini italiani, inoltre, una quota significativa è rappresentata da anziani con pensioni minime: oltre a spese ordinarie, salute e assistenza, devono far fronte anche a costi condominiali sempre più elevati. Per molti si tratta di un peso insostenibile. 

Il risultato è che un numero crescente di famiglie è stato costretto a vendere il proprio immobile a causa dell’impossibilità di far fronte alle spese condominiali. Un trend preoccupante, che si inserisce in un quadro già difficile: negli ultimi dieci anni il valore reale degli immobili in Italia è calato del 16,8%, riducendo ulteriormente il margine economico di chi decide di vendere. Eppure, il 77% delle famiglie italiane vive in una casa di proprietà: un pilastro culturale e sociale che oggi rischia di sgretolarsi. 

Tutto questo dovrebbe interrogarci. Se esistono associazioni che tutelano gli amministratori di condominio, sarebbe utile una realtà parallela che rappresenti i proprietari e valuti la proporzionalità delle richieste economiche, soprattutto in rapporto alla capacità reale dei nuclei familiari. Il fenomeno della vendita di immobili dovuta alla cosiddetta “tassa condominiale” è dunque in aumento e merita una discussione collettiva: perché rischia di produrre un ulteriore impoverimento proprio nelle fasce di popolazione più deboli, che vedono messo in discussione persino il diritto alla casa e alla proprietà privata.






















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