L’essenza imprenditoriale di Enzo Ferrari: tra mercato finanziario e clienti
Il 9 ottobre Ferrari ha presentato al mercato il piano 2026-30 ed il titolo ha perso circa 13 miliardi di capitalizzazione, crollando da 420€ a 350€: per capire cosa sia successo sono necessarie 3 considerazioni.
La prima: essere quotati significa correre su un tapis roulant. Quando un’impresa pubblica i suoi piani futuri questi vengono scontati al costo medio del capitale (WACC) e si determina il prezzo attuale dell’azione; se poi l’impresa fa esattamente quanto ha dichiarato cresce esattamente del suo tasso di sconto, i.e. la velocità del suo tapis roulant. Il mercato si aspettava 10 miliardi di fatturato nel 2030 con 3,3 miliardi di profitto operativo, i.e. il 33%; Ferrari ha indicato un obiettivo di circa 9 miliardi di fatturato per quella data con almeno 2,75 miliardi di profitto operativo, i.e. il 30%: le attese del mercato si sono immediatamente adeguate e si sono riflesse nel prezzo dell’azione: il tapis roulant è ripartito ad una velocità minore. Ciò dimostra come la borsa sia di destra e gli imprenditori di sinistra: alla borsa interessa, infatti, la destra dello stato patrimoniale dove ci sono i flussi generati e liberi per la distribuzione; a sinistra, invece, ci sono gli investimenti quelli che servono per generare prodotti apprezzati dai clienti.
La seconda: la visione di lungo termine paga… nel lungo termine. Quanto accaduto è un ottimo esempio per spiegare cosa sia la visione di lungo termine: è la differenza tra due numeri: 3% e 5%. Per valutare un’azienda, si scontano i flussi di cassa futuri generati nell’arco di piano e poi si stima una crescita media perpetua. Nel caso di Ferrari, il mercato si aspettava una crescita di circa 10% nei primi 5 anni (breve-medio termine) e poi del 3% (lungo termine), il management ha dichiarato una crescita media del 5,5% nel breve termine per assicurare una crescita stabile e consistente nel lungo termine. Se si vuole crescere nel lungo termine è necessario rinunciare a eccedere nel breve. Diciamo che la Ferrari si pone l’obiettivo del 5,5% nel breve invece che del 10%, per poter continuare a crescere del 5%, invece che del 3%, nel lungo termine. Si potevano annunciare crescite più “visionarie” nel breve; alla Ferrari i clienti non mancano di certo, sarebbe stato facile produrre di più, lanciare più modelli e crescere più velocemente per 5 anni; ma questa crescita, ottima per il breve termine, violerebbe l’essenza imprenditoriale danneggiando il lungo termine.
La terza considerazione: i clienti sono l’unica cosa che conta. L’essenza imprenditoriale impressa dal fondatore va protetta e adattata nel tempo perché è questa che permette all’azienda di fare un buon lavoro per i clienti. Durante la presentazione del piano è stata indicata in 52 anni l’età media; e, in effetti, i clienti sono descritti come segue: “Questi cinquantenni sono uomini che desiderano da un lato premiare sé stessi per la propria ascesa economica, soddisfacendo un vecchio sogno, dall’altro carpire alla vita ancora un lungo momento di passione giovanile. Alla fine di una settimana di lavoro, si siedono al volante di questa macchina potente, nervosa, scattante, dotata di una meccanica particolare, nella gioia fisica di dominarla provano una distrazione fisica, un benefico rilassamento di nervi, una emozione distensiva, che restituisce loro sensazioni degli anni volati”. La cosa interessante è che i 52 anni sono stati indicati nell’ottobre 2025, mentre la frase è del fondatore, Enzo, e risale a sessanta anni fa. La Ferrari è stata fondata nel 1947: è da 78 anni che si rivolge allo stesso tipo di cliente e li conta uno ad uno: ad oggi sono 90 mila.
Nella storia sono state prodotte 330 mila Ferrari sempre con una regola impressa dal fondatore: “produrre sempre un’auto in meno di quante ne chiede il mercato”.”. Questo è l’ingrediente segreto che crea la formula magica per cui il valore di una Ferrari non diminuisce al passare del tempo.
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