Toscana

l’Arezzo vince e torna in testa in una notte di applausi e commozione


Il cuore oltre l’ostacolo

Aveva tutte le sembianze del classico trappolone: testa della classifica persa una settimana fa, il tarlo che rode in silenzio, assenze pesanti in più reparti e un Bra che, al netto della graduatoria, palleggia bene, concede qualcosa ma resta squadra fastidiosa, ordinata, dinamica. La serata poteva girare male e invece l’Arezzo, senza incantare, ci ha messo generosità, attenzione e quel tanto di mestiere necessario per portare a casa l’undicesima vittoria su quattordici giornate. In attesa di Livorno–Ravenna, è arrivato pure il momentaneo controsorpasso in testa alla classifica, che dà una bella iniezione di fiducia a pochi giorni dalla trasferta di Ascoli, già capace di calamitare un’attesa palpabile. 

Indvidualità

Dentro la partita c’è stata l’impronta dei singoli. Pattarello, con il rigore procurato e trasformato, ha spostato l’inerzia della gara. Non una prestazione scintillante la sua, ma una di quelle in cui basta un guizzo per cambiare sceneggiatura. Double face Cianci: impalpabile fino al gol sbagliato, poi protagonista assoluto con lo stacco imperioso del 2-0 che gli ha svoltato la serata. Dietro, la coppia Gigli–Gilli ha tenuto in piedi la baracca nei frangenti più spigolosi. Considerando che mancavano sei giocatori tra infortuni e squalifiche, cui si è aggiunto Mawuli a metà match per una sospetta frattura dello zigomo, si può ben dire che la vittoria contro il Bra vale ben più dei semplici tre punti.

Applausi e commozione

La vittoria nasce anche da questo: adattamento, tenuta mentale, capacità di soffrire. Non è stata una prova da vetrina, ma una di quelle che consolidano la classifica, che Bucchi ha apprezzato particolarmente. E nel mezzo quel momento che ha raccolto i presenti in un applauso carico di commozione. La Minghelli ha sollevato lo striscione per il piccolo Leo, due anni appena, morto mentre giocava nel giardino dell’asilo di Soci. Alla famiglia di Leo saranno di sicuro arrivate la vicinanza e l’abbraccio che lo stadio ha provato a mandare. Un momento impossibile da scordare. 


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