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La Cina punta sul missile “cambia forma”: ecco cos’è e come funziona

La Repubblica Popolare cinese ha presentato una delle innovazioni aerospaziali più significative dell’ultimo decennio: un prototipo di veicolo ipersonico in grado di modificare la propria configurazione aerodinamica durante il volo. Il progetto, sviluppato dal team guidato dal professor Wang Peng presso la National University of Defence Technology (NUDT), principale centro di ricerca militare cinese, potrebbe rappresentare un passo rilevante nella corsa alle armi ipersoniche.

Secondo i dati pubblicati sulla rivista scientifica Acta Aeronautica et Astronautica Sinica, il velivolo sperimentale può superare Mach 5 (oltre 6.100 km/h) ed è dotato di ali retrattili che consentono di adattare in tempo reale il profilo aerodinamico. A velocità estreme, la retrazione delle ali riduce la resistenza aerodinamica, ottimizzando la spinta e il volo; l’estensione parziale delle superfici mobili aumenta invece la portanza e la manovrabilità, permettendo virate e cambi di quota impossibili per le piattaforme ipersoniche tradizionali.

La sperimentazione ha superato la fase teorica: il team ha condotto test “hardware-in-the-loop”, collegando il sistema di controllo di volo a componenti fisiche e sensori reali simulando condizioni operative autentiche. I risultati hanno confermato la fattibilità del sistema in tempo reale, consolidando la validità del progetto come base per future applicazioni militari.

Cosa sappiamo

Dall’analisi emerge che il cuore tecnologico del vettore risiede nella fusione tra dinamica strutturale adattiva e algoritmi di controllo predittivo ad alte prestazioni. Volare oltre Mach 5 comporta sfide estreme: temperature superiori ai 2.000 °C deformano le leghe metalliche e ionizzano l’aria circostante, generando onde d’urto e plasma che compromettono stabilità e comunicazioni. Le superfici mobili aumentano la complessità del sistema, richiedendo correzioni istantanee di portanza, resistenza e stabilità.

Per gestire queste condizioni, la NUDT ha sviluppato algoritmi avanzati, tra cui modelli matematici di alta precisione dei comportamenti aerodinamici, sistemi di controllo a prestazioni predeterminate e metodologie di stabilizzazione capaci di operare anche in presenza di disturbi senza compromettere gli attuatori. Questo consente al sistema di elaborare calcoli in tempo reale con processori compatti e resistenti, tipici dei missili. I test hanno mostrato un errore di tracciamento inferiore a 1°, un risultato notevole in un regime aerodinamico così instabile, rendendo possibile un controllo adattivo stabile, essenziale per missioni ad altissima velocità.

Nuovi equilibri e sfide per la supremazia ipersonica

La piattaforma ipersonica morfica ridefinisce il paradigma strategico internazionale. Finora, la dottrina militare considerava velocità e manovrabilità come grandezze reciprocamente esclusive; il prototipo cinese dimostra che è possibile coniugare entrambe le caratteristiche, aprendo scenari prima considerati irraggiungibili.

Geopoliticamente, il missile potrebbe offrire a Pechino un vantaggio nella penetrazione delle difese antimissile occidentali, grazie alla possibilità di modificare traiettoria e comportamento in modo imprevedibile, rendendo inefficaci i sistemi di intercettazione tradizionali. L’integrazione della tecnologia morfica potrebbe spiegare le prestazioni del Changjian-1000, capace, secondo fonti cinesi, di colpire bersagli mobili a migliaia di chilometri, inclusi gruppi navali o velivoli stealth.

Oltre all’uso militare, la ricerca apre prospettive civili importanti, come voli intercontinentali in meno di due ore e veicoli riutilizzabili per il lancio orbitale a basso costo. Rimangono però sfide tecnologiche, tra cui la tenuta termica delle giunture mobili e la gestione del plasma, che richiederanno ulteriori sviluppi nei materiali e nei sistemi di raffreddamento.

Con questa nuova generazione di piattaforme, la Cina sembra avviare una fase decisiva nell’era dell’aerodinamica adattiva, in cui il dominio dell’aria e dello spazio sarà determinato non solo dalla velocità,

ma dalla capacità di trasformazione e adattamento in volo. Inizia una nuova corsa ipersonica, dove la supremazia tecnologica si misurerà sulla flessibilità delle forme e sull’intelligenza dei sistemi di controllo.


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