Intimidazioni a Lamezia: La solidarietà del Consiglio
Intimidazioni a Lamezia: La solidarietà del Consiglio- Scontro tra sindaco e minoranza, Lo Moro: «A qualcuno faceva paura che parlassero tutti».
LAMEZIA TERME – Il consiglio comunale, riunito in seduta aperta per discutere degli atti intimidatori che hanno colpito alcuni esercenti lametini tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, ha approvato un documento di solidarietà. L’incontro, nella parte conclusiva ha registrato una diatriba tra il sindaco Murone e Doris Lo Moro. La seduta è iniziata con l’intervento della presidente del Consiglio, Maria Grandinetti che ha letto un messaggio del procuratore facente funzione Vincenzo Quaranta (assenti Prefetto e Questore). Poi tutti in piedi ad ascoltare l’inno nazionale eseguito dai ragazzi della scuola Media Perri-Pitagora e Ardito.
LA SOLIDARITÀ DEL CONSIGLIO DOPO LA SERIE DI INTIMIDAZIONI A LAMEZIA
A seguire è toccato al consigliere comunale Giancarlo Nicotera, che ha detto di parlare a nome di tutto il consiglio – «Questa città -ha rimarcato – non torna indietro. Oggi il clima è diverso, una volta quando ero ragazzo c’era terrore, timore, Ora la paura si è trasformata in coraggio. Oggi questi attentati non destano più paura ma preoccupazione. Lamezia è cambiata senza se e senza ma. E questo Consiglio rappresenta uno scudo».
POLEMICHE SULLE REGOLE D’INTERVENTO
Concluso l’intervento dai banchi dell’opposizione Doris Lo Moro e Gennarino Masi lamentano la mancata possibilità di intervenire, la presidente del Consiglio replica dicendo che c’era un accordo dei capigruppo. Così inizia il turno delle autorità. Dapprima con il presidente del Tribunale di Lamezia Giovanni Garofalo: Parla dei temi della giustizia e rassicura «noi faremo la nostra parte, massima collaborazione con le istituzioni, noi ci siamo e ci saremo sempre». Poi tocca al vescovo Serafino Parisi. «La Chiesa c’è. Per quello che possiamo fare siamo qui». Il vescovo ha poi insistito sull’importanza della formazione delle coscienze. «Da qui si costruisce una comunità. Occorre spezzare la forma clientelare, il cappello in mano e la cesta, il linguaggio perverso della prepotenza. Vanno spezzate tutte le forme di schiavitù, hanno bisogno di liberazione».
LA POSIZIONE DELLA REGIONE E DELLE ASSOCIAZIONI
Poi è intervenuto l’assessore regionale Antonio Montuoro evidenziando l’importanza del confronto istituzionale. «Dobbiamo aprire un tavolo permanente», ha detto, ricordando l’impegno del governo regionale. E ha concluso: «bisogna far capire che occorre avere il coraggio di denunciare. Facendo sentire la nostra vicinanza, gli esercenti devono capire che non vengono lasciati da soli». Poi il turno del presidente della Camera di commercio Pietro Falbo: «i commercianti non sono soli. Gli ’ndranghetisti devono essere soli. Oggi c’è una coscienza diversa e la Camera di commercio sta facendo la sua parte. A Lamezia tante cose sono state fatte. Oggi siamo tutti lametini». Sulla stessa lunghezza d’onda Michelangelo Notarianni di Coldiretti: «Noi sempre affianco degli imprenditori. Siamo sempre in prima linea.». Concetto ribadito da Giuseppe Cotroneo di Confcommercio.
L’ASSENZA DEI COMMERCIANTI E LE RICHIESTE
È stata la volta Maria Teresa Morano dell’associazione Ala, che ha evidenziato la mancata presenza in sala dei commercianti. Altra sottolineatura: «Ci sono imprenditori che hanno paura ad uscire fuori, a fare la propria parte. Dobbiamo essere onesti e franchi. Facciamo tutti un passo in avanti, facciamo un passo in più». Salvatore De Biase, in rappresentanza dell’associazione San Nicola ha proposto una commissione consiliare speciale sulla legalità.
LA QUERELLE FINALE
Poi si è consumata la polemica degli esponenti del Pd sulla questione degli interventi mancati con la rinuncia finale di Lo Moro e Masi. Le battute finali sono state del sindaco Murone che ha stigmatizzato questo comportamento. «Dobbiamo rispettare le regole – ha puntualizzato – e quindi lo statuto. Questa non è una piazza, ma un luogo dove si esercita la democrazia con regole rispettate da tutti. Mi dispiace che dobbiamo assistere a queste spaccature». Doris Lo Moro, sulla querelle, a margine dell’incontro ha dichiarato alla stampa: «A qualcuno faceva paura, evidentemente, che parlassero tutti».
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