Pnrr, in Umbria prevalgono riqualificazione urbana e mobilità sostenibile. Ricerca e formazione restano marginali
Nel quadro nazionale delineato in un articolo del Sole 24 Ore di mercoledì, oltre la metà dei finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinati alle aree urbane riguarda formazione e ricerca, seguiti dalla mobilità sostenibile, dalla riqualificazione di spazi pubblici, dalla sanità e dall’energia.
In tutto, circa 75,9 miliardi di euro, di cui 27,7 concentrati nelle grandi città italiane, pari al 36,5 per cento del totale. Una geografia degli investimenti che premia le metropoli, dove si concentrano università, infrastrutture, imprese innovative e reti della conoscenza, e che conferma il ruolo dei centri urbani come motori della crescita nazionale.
In Umbria, la distribuzione delle risorse segue un modello diverso. La regione, caratterizzata da città di dimensione medio-piccola e da un tessuto produttivo diffuso, ha concentrato la maggior parte dei progetti Pnrr sulla riqualificazione edilizia, sull’efficientamento energetico e sulla mobilità sostenibile. Perugia e Terni guidano la spesa con interventi che spaziano dal rinnovo del parco autobus alla realizzazione di piste ciclabili, fino alla rigenerazione di aree pubbliche e al recupero di edifici scolastici e spazi comunali.
Nel comune di Perugia spiccano i due principali interventi: la realizzazione della linea Brt Pievaiola‑Settevalli/linea Castel del Piano‑Fontivegge per 111,18 milioni di euro di cui 19,47 milioni finanziati dal Pnrr e l a “Rigenerazione urbana Asta del Tevere – recupero e riqualificazione del percorso Ponte Pattoli‑Ponte San Giovanni, per 3,66 milioni di euro, con una quota Pnrr pari a 330.000 euro.
Nel comune di Terni, il Pnrr vede 66 progetti censiti con un importo complessivo pari a circa 72,6 milioni di euro, di cui circa 57,16 milioni finanziati direttamente dal Pnrr. Ad esempio, un progetto di riqualificazione urbana e inclusione sociale è indicato con importo di circa 20 milioni di euro, con incasso iniziale di 2 milioni e pagamenti effettivi al 629.331 euro. Questo evidenzia che, nonostante siano stanziate risorse importanti, la realizzazione e la liquidazione procedono ancora con lentezza.
Prendendo a riferimento l’Umbria nel suo insieme seguono gli investimenti nel settore sanitario, che si distribuiscono in modo più omogeneo tra i centri urbani e le aree interne. I progetti principali puntano alle case e gli ospedali di comunità, il potenziamento delle tecnologie diagnostiche e la riorganizzazione dell’assistenza territoriale.
La formazione e la ricerca, che a livello nazionale rappresentano la voce più consistente del Pnrr per le grandi città, in Umbria restano un ambito di investimento più circoscritto. L’Università di Perugia partecipa a diversi partenariati estesi e progetti di ricerca di interesse nazionale finanziati dal Piano, mentre a Terni si rafforza il ruolo del polo tecnologico legato alla metallurgia, alla sostenibilità industriale e ai materiali innovativi. Tuttavia, rispetto agli interventi infrastrutturali, si tratta di azioni meno visibili sul territorio e spesso ancora in fase di sviluppo o rendicontazione.
Nel complesso, le città umbre mostrano una declinazione del Pnrr più concreta e territoriale che tecnologica. Gli investimenti puntano a migliorare la qualità degli spazi e dei servizi urbani, piuttosto che a costruire reti di ricerca e conoscenza. Una scelta che rispecchia la vocazione del territorio: quella di una regione che punta sulla sostenibilità, sulla valorizzazione del patrimonio esistente e su una mobilità più efficiente, più che su una concentrazione di risorse nel settore dell’alta formazione o dell’innovazione scientifica.
Secondo i dati diffusi dall’Agenzia Umbria Ricerche, su circa 4.500 progetti avviati in regione per un valore complessivo stimato di 5,1 miliardi di euro, gli enti locali risultano soggetti attuatori in 1.435 casi, con finanziamenti pari a circa 700 milioni. Una dimensione importante ma ancora in evoluzione, che mostra un livello di attuazione inferiore alla media nazionale. Più recente, un report dell’Anci Umbria indica 805 progetti registrati sulla piattaforma Regis, per un finanziamento totale di circa 517 milioni di euro, con una spesa rendicontata al 31,7 per cento e pagamenti effettuati pari al 32,2.
Numeri che segnalano come molte opere siano ancora in fase preliminare o di collaudo, rallentate da carenze di personale tecnico e amministrativo, soprattutto nei comuni più piccoli. In questo quadro, l’Umbria appare come una regione che ha saputo intercettare risorse importanti, ma che ora deve affrontare la sfida più complessa: quella della realizzazione concreta.
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