Cultura

ascolta il singolo “The Man I’m Supposed To Be”


A due anni da “YTI⅃AƎЯ” e dopo il live Resuscitate! del 2024, Bill Callahan annuncia il suo nuovo album in studio, “My Days of 58”, in uscita il 27 febbraio 2026. Un ritorno che promette di spingersi oltre i confini del minimalismo narrativo e dell’introspezione domestica che da tempo abitano la sua scrittura.

Ad anticiparlo c’è “The Man I’m Supposed to Be”, brano che sembra attraversare più vite nello spazio di pochi minuti. L’attacco è un folk scarno e contemplativo, nel solco di Nick Drake, dove Callahan sussurra: “I saw that demon inside me / trying to claim my body as its own”. Poi il brano si apre, si muove, cambia pelle: un country rock si affaccia con passo solenne, seguito da un bridge strappato via da uno stomp di chitarre, un violino che dilata l’orizzonte e una chitarra rumorista che lo graffia. Da qualche parte entra anche un sax, come una voce estranea che scompiglia le carte. “I don’t want to be the man that I am anymore”, canta Callahan, lasciando intravedere un disco che nasce dal bisogno di smontare tutto e ricominciare da un terreno instabile fatto di improvvisazione e rischio.

“My Days of 58” comprende dodici brani e promette di portare in studio l’energia elastica e dialogica dei concerti dell’artista americano. L’intenzione, si legge nel comunicato stampa, è quella di catturare la vitalità del momento, l’imprevedibilità dell’interazione, trasformandole in materia di scrittura. Callahan continua così a esplorare l’ordinario con lo sguardo di chi cerca il sacro nelle crepe della quotidianità, tra osservazione asciutta e improvvisi lampi di rivelazione.

Il disco è stato registrato con la stessa formazione che lo ha accompagnato nel tour del 2022: Matt Kinsey alla chitarra, Dustin Laurenzi al sax e Jim White alla batteria. Intorno a questo nucleo, una costellazione di ospiti impreziosisce la tavolozza sonora: Richard Bowden (violino), Pat Thrasher (pianoforte), Chris Vreeland (basso), Mike St. Clair (trombone), Bill McCullough (pedal steel), Eve Searls (voci di supporto) e Jerry DeCicca (tamburello).

Un ensemble che lascia intuire un lavoro corale, costruito su un ascolto reciproco più che su una direzione autoritaria, dove la scrittura di Callahan sembra aprirsi a una dimensione collettiva.

Se “YTI⅃AƎЯ” era un disco di respiro cosmico, attraversato da un’ironia calma e da una spiritualità obliqua, “My Days of 58” promette di riportare Callahan a un luogo più terreno, dove l’incertezza diventa forza vitale. Dopo averlo ritrovato dal vivo la scorsa estate grazie a DNA Concerti, questo nuovo capitolo potrebbe essere il passo più libero e instabile del suo lungo percorso.




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