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Hitler, lobby ebraica e razzismo: chi è davvero Nick Fuentes, il suprematista fa tremare la destra Usa

Il mondo conservatore americano è in subbuglio. Da giorni in tutta la destra è in corso un feroce dibattito sulla figura di Nick Fuentes. Suprematista vicino al mondo dell’alt right, Fuentes è stato ospite del podcast dell’ex anchorman di Fox News Tucker Carlson, un evento che ha creato frizioni importanti nel mondo MAGA, complici anche le oltre 4 milioni di visualizzazioni. Un evento che il magazine liberal Atlantic ha bollato con un certo allarme scrivendo che il “firewall intorno a Nick Fuentes sta crollando”, inteso come cordone di sicurezza che la destra aveva innalzato intorno a un soggetto ritenuto troppo estremista.

Chi è Nick Fuentes

Ma perché questo “firewall” sta finendo in pezzi? Per capirlo bisogna partire da chi è veramente Fuentes. Come ha ben riassunto il New York Times si tratta di un 27enne nazionalista bianco, giovane, razzista e antisemita. Per anni Fuentes è stato tenuto lontano dalla destra americana, ma non solo. Come lo definiva un documentario del 2022, il giovane influencer è stato “l’uomo più cancellato d’America”, perché a un certo punto quasi tutte le piattaforme social o dei pagamenti online l’avevano bannato.

Le ragioni dietro la cancellazione stavano nelle posizioni estreme di Fuentes. È il caso di un tweet in cui chiamava Adolf Hitler “fantastico”, oppure dell’accusa che gli immigrati e l'”ebraismo organizzato” stiano cospirando per l’estinzione della razza bianca. A marzo in una puntata del suo podcast ha attaccato tutti: “gli ebrei che governano la società, le donne che devono stare zitte, i neri che devono essere imprigionati per la maggior parte”.

Nick Fuentes
Nick Fuentes durante una manifestazione ani-vaccini nel 2021

Le Groyper contro Charlie Kirk

Nel tempo Fuentes si è creato un certo seguito denominato Groyper, alimentato da comunità dell’internet profondo, dai meme e dallo shitposting tipico delle sottoculture online vicine all’alt right. I Groyper sono gli stessi che in una prima fase delle indagini erano stati indicati come possibili responsabili della morte di Charlie Kirk, l’attivista ucciso lo scorso 10 settembre in Utah. Non a caso Fuentes è sempre stato un feroce critico di Kirk. Nel 2019 lui e i suoi seguaci hanno lanciato quella che è passata alla storia come guerra dei groyper, una campagna contro Turning Point Usa nei campus, con contestazioni allo stesso Kirk o altri personaggi della galassia di destra, inclusa una contestazione a Donald Trump Jr nel campus della UCLA nel novembre del 2019.

Tucker Carlson charlie kirk
Tucker Carlson e Charlie Kirk

Il rischio di una guerra civile a destra

Negli ultimi 10 anni, Fuentes ha vissuto in una specie di ghetto ideologico. Già nel 2017, complice la sua partecipazione al rally suprematista Unite the Right di Charlottesville in Virginia finito con scontri con gli antifa, il giovane attivista era stato costretto a lasciare l’università di Boston e si era rifugiato nei blog e nelle community online. Nel 2022, un po’ a sorpresa, era ricomparso nei media per una cena insieme a Donald Trump e al rapper Kanye West a Mar-a-Lago, salvo poi essere “scaricato” da Trump che in un secondo momento si era dissociato dicendo di non conoscere le posizioni di Fuentes.

Nell’ultima settimana l’ospitata da Carlson ha funzionato da detonatore delle divisioni nel mondo conservatore americano. Dal lato istituzionale parole di biasimo sono arrivate dai senatori Ted Cruz del Texas, Josh Hawley del Missouri e Mitch McConnell del Kentucky a cui si è aggiunto lo speaker della Camera Mike Johnson. Nel mondo dei commentatori di destra feroce la critica di Ben Shapiro, fondatore del Daily Wire: “No ai groypers, No ai codardi come Tucker Carlson, che normalizzano la loro spazzatura”.

Non tutti hanno però preso le distanze da Fuentes e soprattutto da Carlson. È il caso di Kevin Roberts, il presidente della Heritage Foundation, lo stesso think tank responsabile del Project 2025 che ha aiutato a istituzionalizzare la proposta politico–istituzionale di Trump. Roberts ha difeso il conduttore parlando di attacchi da parte della “classe globalista”. La sua difesa ha creato un certo tumulto nell’Heritage con analisti e personale che hanno minacciato dimissioni di massa, tanto che lo stesso presidente è stato costretto a una parziale marcia indietro, bollando Fuentes come “persona malvagia”.

Il problema di JD Vance

Per il momento l’amministrazione Trump si è chiamata fuori dalla bagarre; il vicepresidente JD Vance si è limitato a un post su X molto semplice nel quale bollava come “stupide” le lotte intestine e invitava i conservatori a “lavorare insieme”. Eppure lo stesso Fuentes ha attaccato Vance in diverse occasioni, in particolare per il suo matrimonio con Usha. Come ha ricordato il Times lo ha criticato per il “rimescolamento razziale” e lo ha spesso preso in giro per aver dato un nome indiano a uno dei figli.

Al di là dello shitposting contro la famiglia, Fuentes ha avvertito Vance in particolare sulla sua candidatura per il 2028 dicendo che è già pronta la “stretta groyper” contro di lui. “Se ci condanna, ci sposteremo in Iowa [in riferimento al primo stato in cui si tengono le primarie], Giuro che mi trasferirò in Iowa, New Hampshire, Nevada e South Carolina, una primaria dopo l’altra”.

La morte di Kirk e un vuoto da riempire

Questa battaglia intorno a Fuentes si inserisce in un momento di trasformazione della destra americana. La morte di Charlie Kirk per opera di Tyler Robinson ha aperto un vuoto che molte voci conservatrici vorrebbero riempire, Fuentes in testa. Dopo il suo “ban” avvenuto nel 2020 con l’insediamento dell’amministrazione Trump, il giovane attivista è tornato ad affacciarsi nel mondo mainstream nel maggio del 2024 quando Elon Musk ha ripristinato il suo profilo. Da quel momento, complici anche algoritmi che premiano un alto engagement (indipendentemente da reazioni positive o negative), Fuentes si è fatto strada a colpi di posizioni estremiste.

Dopo la vittoria di Trump nel 2016 e grazie alla diffusione di movimenti come Turning Point Usa la pratica denominata come “owning the libs“, ovvero umiliare i liberal, è diventata parte del bagaglio dei conservatori mainstream, Fuentes l’ha però portata a un nuovo livello con posizioni xenofobe e vicine al mondo dei suprematisti bianchi, tanto che lui e i suoi Groyper hanno spesso attaccato i dibattiti di Kirk come troppo moderati.

L’ospitata da Carlson fa parte di un tour più ampio che Fuentes sta conducendo tra i podcast più ascoltati dalla destra americana, gli stessi che hanno dato un importante contributo all’elezione di Donald Trump con la conquista dei voti di ampie porzioni del mondo giovanile americano.

Il nodo di Israele

Come ha notato il giornalista antiestablishment Glenn Greenwald, uno dei nodi intorno a Fuentes è Israele. Il Gop se la prende con lui, ha scritto su X, perché non sostiene Israele. Il rischio di una guerra civile all’interno del mondo MAGA non riguarda infatti solo lo spostamento a destra su posizioni che potrebbero alienare i moderati, ma anche la variabile antisemita. Nonostante un appoggio incondizionato a Israele da parte della Casa Bianca trumpiana, si allarga la platea di conservatori che mostra insofferenza nei confronti di Tel Aviv e che trova in personaggi come Fuentes un punto di aggregazione.

La risposta della destra

Al di là dei rischi di scissioni nel mondo MAGA, qual è la presa di Fuentes? Secondo l’Atlantic lo sgretolamento del muro che una parte della destra aveva eretto intorno ai Groyper sta venendo meno, e alcune delle istanze più estremiste di Fuentes stanno facendo breccia, come le chat dei giovani repubblicani scoperte da Politico qualche settimana fa e nelle quali emergevano battute razziste e antisemite sull’Olocausto, uguali ai commenti che lo stesso Fuentes fa in streaming. E non a caso lo stesso attivista aveva commentato la vicenda dicendo che ci sono Groyper in ogni dipartimento e ogni agenzia dello Stato”.

Quello che è certo è che almeno sul lato del linguaggio la nuova Casa Bianca strizza l’occhio al mondo della destra online e al movimento di Fuentes, tanto che almeno in un’occasione ha usato un MEME dei groyper,

quello di Pepe the Frog. Certo, questo non basta a sostenere che l’amministrazione Trump sia vicina a Fuentes, ma è un campanello d’allarme per il resto del mondo MAGA che non si rispecchia nelle posizioni dell’attivista.




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