La vita criptata dei milionari francesi dei Bitcoin
Istinto e disciplina
Certi personaggi del mondo delle criptovalute alimentano ogni sorta di fantasia, anche se raramente parlano in pubblico. In Francia, questo ambiente ristretto mi ha aperto le sue porte, diviso tra la paura di riesumare episodi sordidi e la necessità di allertare l’opinione pubblica sul proprio destino. Ci sono profili atipici come quello di Karl Chappé-Gatien, un autodidatta francese di 49 anni dal fisico atletico e il parlare tentennante, che è uno dei più grandi trader di criptovalute al mondo: dopo un’infanzia povera nella periferia parigina, un diploma professionale in contabilità e qualche anno di università, è partito per giocare a poker in Thailandia.
Intorno al 2012 ha scoperto il bitcoin. «Ero tra i primi che ci hanno creduto», racconta al telefono da Dubai, dove vive. Karl ha imparato a fare trading sul campo, d’istinto, ma con una disciplina e determinazione fuori dal comune. L’anno scorso ha guadagnato 80 milioni di dollari. Sulla sua fortuna rimane evasivo, anche se ammette che si conta a nove cifre.
Assente dai media tradizionali, partecipa a podcast specializzati dove racconta le sue partite di poker da un milione di euro e le sue operazioni di mercato più spettacolari, tra cui una, nel 2017, che lo ha fatto passare in pochi mesi da 5 a 100 milioni di euro. La sua Lamborghini da 1,5 milioni è nota sulle strade di Dubai. Si racconta che sia stato visto dare 100 mila euro di mancia ai croupier.
Karl Chappé-Gatien è un caso a sé, ma anche tra chi guadagna meno di lui si ama ostentare. «Ok, mi sono comprato una Lamborghini e una grande casa», ammette un bitcoiner più «modesto». «E alle feste forse è successo anche a me di spendere 20 mila euro per una bottiglia».
Sugli schermi, in mille storie Instagram, tutto si mescola: Dubai, poker, trading, criptovalute, influencer… Il grande pubblico, e forse i malviventi, ne ricavano un unico film: quello del successo facile. Una parte della malavita francese ha abbandonato il narcotraffico e punta a questi criptomilioni trasferibili in pochi clic.
I magnati delle criptovalute sono accusati di attirare i rischi esibendo la loro ricchezza. «Eppure, non sono i bling-bling, quelli che ostentano di più, a essere presi di mira», precisa Renaud Lifchitz, esperto di cybersicurezza. «David Balland era discreto. Viveva in una casa semplice». Lo stesso vale per la maggior parte degli imprenditori francesi del settore: jeans, sneakers, Apple Watch e, nel migliore dei casi, una Tesla in garage, questo è il kit classico del cryptoboy, che lavora dodici ore al giorno davanti al suo schermo.
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