Cultura

hooke’s law: L’elastico che non vuol rompersi :: Le Recensioni di OndaRock

Spiegami esattamente come dovrei prosperare, quando
Tutto quel che ho sempre fatto è sopravvivere, e
Tutto quel che ho sempre fatto è contare su me stessa?

L’artista è stufa, esausta. L’economia tardo-capitalista non gira quasi più, un’insoddisfazione ansiogena mina ogni accenno di successo e serenità, lasciandosi dietro uno strascico di dubbi e rabbie più o meno represse. Non sarà il piatto più allettante per invitare all’ascolto, ma è proprio questo il tema di “stupid prizes”, disincantato brano di lancio che serpeggia attorno un’ovattata linea di tastiera dream-pop, rendendo l’effetto, se possibile, ancor più straniante. Non va meglio al padrone di casa protagonista di “i h8 u”, altra pesante figura moderna facilmente impiegabile per rappresentare l’immobilità sociale di milioni di persone.
Quanto può durare questo travaglio? In fisica, la legge di Hooke sostiene che un corpo elastico subisce una deformazione direttamente proporzionale allo sforzo a esso applicato, la costante di proporzionalità dipende dalla natura del materiale stesso. Ma la legge vale fino a un certo punto, pressioni superiori alla capacità elastica, infatti, ne possono compromettere irrimediabilmente la struttura. È un modo per KeiyaA di esprimere la volontà di tornare sempre al proprio posto, pur conscia del fatto che, prima o poi, il gioco possa romperla definitivamente. Ineluttabile, insomma, ma sempre perspicace; l’avevamo già visto cinque anni fa con l’introverso “Forever, Ya Girl“, ma col più forbito “hooke’s law” l’autrice espande ulteriormente la poetica, donando un ascolto ispido e imperscrutabile, ma pregno di fascino.

Alla base del lavoro troviamo un r&b in forma libera e psichedelica, avvolto da nubi digitali e linee vocali dal taglio incidentale, che portano a casa il messaggio con pochi ma ficcanti abbellimenti produttivi. Lo si sente meglio su “take it”, un’ottima prova d’autore spazzolata con batteria free jazz stile Thundercat per donarsi senza rèmore alla sensualità più golosa – il testo fa velato riferimento alla stessa cherry pie che fu di Sade. L’amore, infatti, è un altro tema portante del lavoro – sa essere estatico, su “make good”, o perso nel proprio corpo erotico, tramite “this time” e “k.i.s.s.”, due brani tagliati con gusto hip-hop. Perché “hooke’s law” non proviene dal nulla, alle sue spalle esistono tanto la tradizione nu-r&b di Kissey Asplund, quanto quella lo-fi di Anna Domino e quella conscious della compiante THEESatisfaction, ma KeiyaA conduce con mano ferma e carattere mutevole.
Rieccola in preda all’amarezza sopra un pulviscolo breakbeat mentre esorta “get close 2 me”, poi avvolta dalla micro-drum ‘n’ bass di “fire sign oath”, o alquanto indisposta su “be quiet!!!”. Fa specie la rabbiosa “break it”, giocata attorno a una sbertucciata base footwork – KeiyaA non perde mai la calma, ma quando ce l’ha con qualcuno, lo dà a sentire senza problemi, ricordando di avere tra i propri avi anche donne molto forti, come Erykah Badu e Jill Scott.

Ci sono dunque strane qualità postmoderne che fanno di “hooke’s law” un lavoro tremendamente di settore dal punto di vista compositivo, eppure capace di parlare un po’ a tutti, grazie anche all’attenzione dedicata ai suggestivi videoclip rilasciati finora, che ne espandono l’immaginario con efficacia.
Certo KeiyaA non ambisce a grandi platee, ma sa proporsi con un’onestà che fa male. Si lascia attanagliare dalla vergogna su “thirsty”, brano nel quale confessa le proprie debolezze, poi naufraga con estasiata disperazione nella preghiera progressiva “devotions”, che tra depressione e crisi di fede si legge come una battaglia interiore. Chiude infine l’ascolto il brano più articolato in scaletta, supportato da una gracchiante drum machine: “until we meet again” è una personale dichiarazione d’intenti, fatta di scuse al pubblico e a sé stessa, salvo poi mutare, dal secondo minuto, in una svelta marcetta alt-dance condita da striature di fiati digitali e quello che si legge come una personale esortazione – anche non dovessimo rivederla mai più, il messaggio è universale:

Quanto devo aspettare
Per scappare
Da questo posto pieno d’odio
Voglio lottare
Finché vinco
Finché è giusto
Là fuori
Posso iniziare ancora
Iniziare ancora
[…]

05/11/2025




Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »