Non è marketing: Nano Banana è nato alle 2:30 di notte (e Google l’ha fatto suo)
Non è il frutto di un piano di branding: il nome Nano Banana dell’editor di immagini di Google è nato per caso per poi conquistare la rete. Nel podcast Made by Google, il product lead David Sharon ha ricostruito la storia che ha portato all’adozione pubblica del soprannome che affiancava il nome ufficiale, Gemini 2.5 Flash Image, ben più anonimo dell’altro.
La storia è lineare e anche un po’ ironica: una Product Manager, Nina, inviò in forma anonima il modello al sito di benchmark LM Arena, e per farlo gli serviva un’etichetta provvisoria per catalogarlo. Alle 2 e 30 di notte Nina digitò “Nano Banana”, senza sapere che sarebbe diventato virale e che poi Google avrebbe deciso di far suo quel nomignolo così simpatico.
Il retroscena del nome Nano Banana
Sharon nel podcast ha chiarito che il nome corretto del modello è quello che dicevamo in apertura, ovvero Gemini 2.5 Flash Image. Ma quando la PM Nina lo ha caricato in anonimo su LM Arena, aveva appunto bisogno di un etichetta temporanea.
Erano le 2 e 30 del mattino, e quell’etichetta diventò per puro caso Nano Banana. Il modello è poi esploso online e le persone hanno continuato a chiamarlo allo stesso modo.
A quel punto Google ha deciso di abbracciare pubblicamente il soprannome. Nell’app Gemini compaiono anche piccole icone a forma di banana che aiutano a individuare dove appare il modello.
Nel podcast Made by Google, Sharon ha ribadito più volte che non c’era alcun grande piano di marketing sul nome.
Cosa fa il modello e come iniziare
Al di là del marchio, per Sharon ciò che ha fatto la differenza è come il modello lavora sui volti. Nano Banana riesce a restituire una somiglianza che fa assomigliare davvero il personaggio a chi invia la foto.
Questa resa credibile, spiega Sharon, ha spinto ancora di più la circolazione sui social. Anche per questo Nano Banana è diventato virale in fretta.
Sul fronte sicurezza, le immagini generate includono un watermark visibile.
In più integrano un marcatore invisibile, SynthID, pensato per riconoscere la provenienza.
Per chi prova per la prima volta Nano Banana, Sharon ha suggerito di partire dai modelli preimpostati dentro l’app Gemini, incluso il celebre prompt delle figurine. E se avete dubbi, vi lasciamo con il nostro video approfondimento!
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