Abruzzo

“Due abruzzesi dal valore umano straordinario”


In Nepal si spera ancora di trovare in vita Marco Di Marcello, il biologo di 37 anni originario di Teramo che era salito sul Dolma Khang, a 6.300 metri, con Paolo Cocco, 41 anni di Fara San Martino, la vittima abruzzese della tragedia consumatasi sull’Himalaya. 

La prima drammatica conferma era arrivata nel primo pomeriggio dal sindaco di Fara San Martino, avvisato dal fratello di Paolo Cocco, mentre si continuava a sperare per le sorti del suo compagno di viaggio, Marco. Entrambi erano partiti per il Nepal una decina di giorni fa. A travolgere gli alpinisti una valanga sullo Yalung Ri.

Anche il corpo del secondo alpinista abruzzese sarebbe stato identificato secondo le fonti locali, mentre per la Farnesina il giovane teramano figurerebbe ancora tra i dispersi assieme a un altro alpinista altoatesino.

In serata, il presidente della giunta regionale, Marco Marsilio, ha espresso profondo cordoglio e vicinanza a nome suo e dell’intera Regione descrivendo i due alpinisti “giovani uomini appassionati, di valore umano straordinario. Ai loro familiari, ai loro amici, alle comunità di provenienza giunga l’abbraccio sincero e commosso della Regione Abruzzo. Il nostro pensiero è con loro, in questo momento di grande dolore”.

In merito al destino di Marco Di Marcello, il presidente Marsilio ha poi voluto precisare di essersi “limitato ad esprimere il proprio cordoglio sulla base della notizia del ritrovamento del suo corpo che da diverse ore viene diffusa da molte testate online, a cominciare dall’autorevole Corriere.it., notizia tuttora pubblicata senza smentita. L’agenzia Ansa, equivocando il contenuto del mio comunicato, mi attribuisce una notizia che non ha ancora avuto alcuna conferma ufficiale. Dal sindaco di Castellalto, che mi ha prontamente cercato, apprendo che i familiari hanno notizia del fatto che il rilevatore in suo possesso mostra segni di movimento, che lasciano sperare in un esito positivo. Speranza che vogliamo fare nostra, nell’augurio che possa concretizzarsi. Dispiaciuti per aver ingenerato tale equivoco, ci scusiamo in particolare con la famiglia della quale comprendiamo lo stato di tensione e sofferenza”.


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