“Viva la Palestina che resiste”. Manifestanti in piazza della stazione

Si è tenuta questa sera, 4 novembre, in piazza della Repubblica davanti alla stazione ferroviaria di Arezzo, la manifestazione pro Pal indetta da Collettivo Millepiani, Partito Comunista dei Lavoratori, Resistenza Popolare e Partito dei Carc.
“Presidio antimilitarista” alla stazione di Arezzo
Il manifesto
“Sembra ormai che ogni giorno dell’anno sia un 4 Novembre. Perché i generali, i carri armati e le armi tecnologiche sono diventati i bonari compagni di gioco dei bambini, i quali, dando la manina ai genitori, visitano le caserme come se fossero le giostre di una volta. Gli studenti poi sono diventati un vivaio professionale per future carriere nei settori tecnologici, industriali e finanziari di un colossale sistema economico, di un sistema che attraverso la guerra programma i più sicuri, i più estendibili e i più redditizi investimenti capitalistici. La Nato è il centro di gravitazione dei meccanismi, dei poteri e degli interessi che alimentano, in Occidente, questi investimenti. Nella Nato, infatti, nascono e crescono tutte le strategie globali con le quali l’imperialismo occidentale – statunitense ed europeo – cerca di tenere al guinzaglio il sud del mondo sottoposto al suo ricatto neocoloniale e progetta una pericolosissima espansione verso l’est europeo e l’Asia. Così, mentre la Nato ingoia porzioni immense e crescenti dei bilanci degli Stati europei, fa e prepara guerre sempre più terrificanti, e sanità, trasporti, scuola e ambiente vengono maciullati definitivamente, ufficialetti con le divise fiammanti ci sorridono nelle pubblicità-progresso. Per non dire dello spettacolo ottundente delle grandi sfilate e delle frecce tricolori. Bisogna denunciare, accusare e “disonorare” tutto questo.
E che dire dei due anni di bombardamenti a tappeto della striscia di Gaza, che hanno moltiplicato illimitatamente l’orrore di Guernica, del quale gli antifascisti europei serbano il ricordo. Da dove venivano e da dove vengono, non soltanto gli aerei e i missili, ma anche le trappole tecnologiche che disintegrano, in mezzo alle macerie, i soccorritori delle vittime? E da dove vengono le ruspe dei coloni sionisti, armati fino ai denti, che radono al suolo le case palestinesi in Cisgiordania? Lo sappiamo bene da dove vengono. Ma non caviamocela con l’eufemismo della complicità, poiché il genocidio dei palestinesi viene compiuto attraverso una divisione imperialistica di funzioni e di ruoli assai ben coordinata, nella quale il sicario coloniale sionista esegue compiti impostati a Washington, a Bruxelles, a Londra, a Parigi e a Berlino. Ed è qui, in questi centri mondiali della borghesia imperialista, che sono stati calcolati gli utili capitalistici e i danni umani di una grande guerra europea, di cui la Nato dovrebbe essere il vettore militare e l’Unione Europea lo spietato banchiere.
Gli Usa sono naturalmente il capofila di questa grande coalizione imperialistica. In questi tempi gli Stati Uniti stanno incendiando i caraibi e muovendo le flotte per invadere il Venezuela, dopo aver fomentato per decenni, attraverso bande fasciste, una guerra civile contro la Rivoluzione Bolivarista. Da due secoli, gli Stati Uniti trattano l’America latina come il “cortile di Casa”, depredandolo del sottosuolo, imponendogli sottoeconomie e insanguinandolo con sbarchi, professionisti della tortura e colpi di Stato. Anche tutto questo ci riguarda: lo scontro tra l’imperialismo occidentale e il Sud globale è un’onda planetaria. Il Quarto Reich nordamericano ricaverà profitti vertiginosi dal riarmo europeo. Sta a noi sconvolgere questi piani: Blocchiamo tutto”.
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