«Non sto rifiutando un figlio, sto cercando di capire se posso permettermelo»: lettera da una trentenne italiana nel Paese con la natalità più bassa d’Europa
«Milano, lunedì sera. Ho appena compiuto trent’anni. Piove, i tram sono bagnati e le insegne dei bar si specchiano sulla strada umida. Intanto conto: 900 euro per un monolocale, un pothos appeso con lo spago, un bollitore che fischia. Il futuro, per ora, è una moka da una tazza. Scorro le notizie e inciampo in un numero: 369.944 nati nel 2024, la natalità è al minimo storico.
Rientro in casa. Sul tavolo il mio contratto: 6 mesi, rinnovo «se va bene». Nel mio CV, tre stage e un lavoro da freelance «a prestazione». Sulla mia tote bag la scritta «support your local planet»: dentro scontrini piegati, 2 biglietti ATM già obliterati, una penna rosa glitter. Guardo l’orologio e il calendario insieme: l’età media al primo figlio è 31,9 anni. I dati che ho letto dicono che i primogeniti scendono del –2,7% e i secondi del –2,9%. Allora mi chiedo: quando sarà davvero il momento giusto? E la mia domanda si incastra con un’altra, più ruvida: dove trovo il tempo per crescerlo senza perdere il lavoro che sto ancora inseguendo?
Sul telefono, il gruppo delle amiche: uno screenshot del preventivo per l’asilo del figlio di Roberta, 720 euro al mese, una lista d’attesa lunga 20 nomi. Un messaggio vocale: l’ascensore della metro è di nuovo fuori uso, il passeggino si è bloccato sulle scale mobili. La statistica che ho appena letto mi guarda ancora di traverso: 1,18 figli per donna; 1,11 per le mamme italiane. Quando ero bambina mi immaginavo madre, ne avrei voluti due. Se non accadrà, quanto sarà una mia libera scelta o quanto dipenderà da come sarò costretta a basarmi su costi, orari e servizi? Se già oggi vivo per incastri e allarmi, sarò in grado di essere una buona madre?
Nei lavori che faccio, pagano a progetto: 1100 euro netti nei mesi buoni. Nell’app del mio fornitore luce-gas lampeggia la scadenza della bolletta: 118 euro. E pensa che non uso neanche la lavastoviglie e i piatti asciugano storti sul piano cottura. Nell’articolo c’è scritto che la curva delle nascite gennaio–luglio 2025 è del –6,3% rispetto al 2024. Leggo che il calo pesa di più su Centro e Mezzogiorno, dove stipendi e servizi inciampano più spesso. Mi sorprendo a fare i conti da esperto di finanze del mio micro-bilancio: quanta stabilità economica serve per partire senza precipitare? Posso programmare un figlio se il mio reddito è un’onda e non una linea?
Capitolo casa. Il mutuo è fuori portata. Vorrei cambiare appartamento. Sono stata a visitare l’ennesimo monolocale in affitto: l’agente mi mostra 15 pagine di contratto, sorride di taglio, punta il laser sul muro come una bacchetta magica. Nel tour virtuale che avevo visto non avevo notato che il «secondo bagno» era in realtà uno sgabuzzino con una piastrella crepata. Mi fermo davanti alla porta e penso: come costruisco stabilità se la casa stessa è provvisoria? Intanto leggo che il 43,2% dei nati è fuori dal matrimonio. Penso alla mia relazione, 5 anni e ancora nessun progetto concreto: se non mi sposo, quali sostegni perdo? Perché il mio stato civile dovrebbe decidere al posto mio se avere un figlio o meno?
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