Pier Paolo Pasolini, cinquanta anni dopo quell’ultima notte
Attraverso documenti, articoli, appunti, scatti divenuti leggendari – come il servizio fotografico, oggi custodito dalla Cineteca di Bologna, realizzato da Dino Pedriali nell’ottobre del 1975 tra Sabaudia e la Torre di Chia, che raccoglie gli ultimi ritratti di Pasolini – la mostra ricostruisce la cronistoria delle settimane che precedettero la morte del poeta-regista.
Questo binario, questa via di lettura, di Pasolini e della sua uccisione corre insieme a un altro, quello dell’indagine che entra nel solco della indagini, depistate e deviate, delle stragi italiane. Quel primo di novembre Pasolini concesse l’intervista a Furio Colombo, cenò con Ninetto Davoli e la famiglia e poi andò al ristorante con Pino Pelosi. I notiziari sposeranno subito la tesi fornita proprio da Pelosi, solo dopo decenni sono ricomparse testimonianze mai verbalizzate di chi raccontò che c’erano più persone quella notte a Ostia.
Ricorda il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli: «Il 2 novembre 1975 avevo dodici anni, ma ricordo esattamente quando, con la mia famiglia, appresi dal telegiornale della morte di Pasolini. Sono certo che tutti quelli che oggi hanno più di sessant’anni ricordano dove si trovavano, l’emozione provata e i pensieri di quel momento. Quell’uccisione, che generò un immediato sentimento di perdita anche per coloro che lo avevano osteggiato in vita, si sarebbe trasformata nel tempo in un doloroso e profondo lutto collettivo, una ferita che non è stata rimarginata da una verità processuale».
Racconta l’avvocato Andrea Speranzoni che l’importanza di questa mostra si lega all’archivio dove si trovano «dettagli ricostruttivi dietro i quali si aprono storie e stanze». In questo caso c’è una verità giudiziaria: Giuseppe Pelosi per la giustizia italiana è stato l’unico responsabile della «morte violenta» di Pasolini. C’erano invece più persone e più auto. Soprattutto dalle indagini sulle stragi di Brescia e Piazza Fontana è emerso il monitoraggio a cui era sottoposto Pasolini.
Source link





