Il tempo che passa: néomí ci parla del nuovo EP “Another Year Will Pass”

A maggio del 2024 la cantante surinamese-olandese néomí aveva pubblicato il suo esordio “Somebody’s Daughter”, album in cui, attraverso il suo magico pop-folk, metteva a nudo i suoisentimenti. Il passaggio alla Nettwerk ha però fatto si che anche il 2025 potesse regalarci una sua nuova uscita. Non si può restare indenni di fronte alla musica di néomí perché è capace di arrivare tra le pieghe più recondite del nostro cuore, della nostra anima. Ci riesce benissimo anche in questo nuovo EP (“Another Year Will Pass”), che prosegue il percorso iniziato con l’esordio dell’anno scorso. 6 brani ricchi di passione e sentimento, in cui gli arrangiamenti dimostrano di sapersi muovere agevolmente, arricchendo uno spazio incantevole, che sarebbe troppo limitante definire solo indie-folk. “Another Year Will Pass”, conferma quindi lo stato di grazia dell’artista, che, nel frattempo, ha trovato il tempo per scambiare due chiacchiere con noi.
Il tuo album di debutto è uscito nel maggio dello scorso anno. Pensavo che avresti dedicato il 2025 ai concerti, magari riposandoti un po’ e scrivendo nuova musica, invece hai già un nuovo EP in uscita. Queste canzoni sono nuove o le avevi già in mente quando è uscito il tuo album di debutto?
Sai Riccardo, pensavo anch’io che questo 2025 sarebbe stato diverso! Sarebbe stato bello, ma abbiamo deciso insieme, io, il team e il mio manager, che sarebbe stato meglio andare avanti. Avevo già alcune canzoni, ma ne ho scritte anche di nuove. Ed è stato bello continuare a condividere storie con voi ascoltatori, perché la vita è un libro senza fine, no?
Il tuo esordio era bellissimo, emozionante, toccante e dimostrava come avessi ampliato i tuoi orizzonti musicali rispetto agli esordi. Mi chiedo come hai affrontato queste nuove canzoni, in termini di scrittura, ma anche in merito al lavoro in studio dopo l’esperienza della registrazione del tuo primo album…
Beh, ad essere sincera volevo tornare un po’ ai miei esordi. Come puoi sentire, questo nuovo EP è un po’ più influenzato dal folk che dall’indie. Le canzoni sono venute tutte abbastanza facilmente e velocemente. Gli EP sono più come un diario per me. In qualche modo, quando ho realizzato l’album, mi sembrava che la storia avesse bisogno di un inizio e di una fine, come se fosse quasi un concept quello che avevo realizzato. Ma con un EP il tutto è più semplice, diciamo che potremmo racchiuderlo in: ecco, questo è ciò che ho vissuto di recente e spero che in qualche modo la musica possa dare conforto. Almeno per me funziona così.
Ricordo che per il tuo primo album avevi detto di essere sincera e trasparente. Realizzare quel lavoro era stata una sorta di terapia, un’opportunità per dire liberamente ciò che avevi in mente e nel cuore. In questo EP continui su questa strada che potremmo quasi definire “terapeutica”, o c’è una nuova prospettiva?
Sicuramente la strada è la stessa. È ancora una volta molto crudo e onesto al 100%. Non sono nemmeno sicura che ci sia un altro modo di scrivere per me.
Sei passata a un’etichetta discografica molto importante, la Nettwerk. Come ti trovi con questo nuovo contratto discografico?
Sì è vero ora sono con la Nettwerk, mi trovo bene e adoro il mio team.
Mi è piaciuto molto il tuo “approccio” alla pubblicazione dell’EP. Hai iniziato con il gusto pop molto raffinato di “Do You Want To Be Honest”?, in cui c’è una grande attenzione al ritmo, poi c’è stato “It’s Never Easy”, una ballata che mi ha fatto piangere la prima volta che l’ho ascoltata perché è così emozionante, e poi lo stile folk, quasi classico, di “Trigger”. È come se avessi voluto toccare tre corde diverse, quasi a voler avvertire l’ascoltatore che nell’EP ci saranno molti mondi sonori da esplorare…cosa ne pensi?
Sono d’accordo Riccardo, direi che le tue parole sono esatte. Sai, è meraviglioso che tu abbia vissuto in questo modo l’avvicinamento alla pubblicazione completa dell’EP. Grazie per aver ascoltato con tanta attenzione.
“It’s Never Easy” è davvero toccante. È una canzone che parla del dolore, della sofferenza, ma anche di come uscire da quel dolore. Musicalmente, la trovo una delle tue canzoni più belle e ispirate. La musica è sicuramente commovente, ma riesce anche a infondere speranza, non credi?
È vero, è una canzone piuttosto dolorosa. Ma sì, hai ragione, volevo rassicurare che c’è sempre speranza. Il tempo ti dirà sempre cosa è giusto e cosa no, troverai la tua strada attraverso la perdita.
“Trigger” mi ha fatto pensare ad alcune cose di Will Stratton. Lo conosci? Adoro come usi la tua voce in questa canzone, sembra davvero uno strumento che accompagna la chitarra…
Non conosco Will Stratton ma ovviamente ora andrò a cercarlo e grazie, considero un gran complimento quello che tu dici in merito alla mia voce.
“Another Year Will Pass” mi sorprende ogni volta che la ascolto: adoro il crescendo. Sai, probabilmente è la canzone che mi colpisce di più perché è come se crescesse con il passare del tempo, diventando sempre più emozionante ogni secondo che passa, proprio grazie al suono che risulta più “pieno”…non so se riesco a spiegare esattamente cosa provo ascoltando il brano…
Per me questa è la canzone più sentita dell’EP, quindi non posso che ringraziarti ancora per la stima che hai verso il brano. In qualche modo questa canzone significa molto per me, sì, c’è molta emozione in essa ed è uno dei motivi principali per cui ho chiamato l’EP proprio “Another Year Will Pass”. In realtà, penso che tutto l’EP parli del tempo che passa. È diventato un elemento centrale di tutte le canzoni.
Sai, mi piace molto quella chitarra elettrica più grezza che entra in “Sit Back Baby”, è perfetta per quella canzone. Le dà un tocco “Americana”, cosa ne pensi?
Sì, abbiamo usato molto la chitarra baritona, e hai proprio ragione sul fatto che infonde anche quel tocco Americana. Adoro combinare questi stili nell’indie folk.
C’è qualcosa nell’album che ti ha sorpreso, qualcosa che non ti aspettavi di fare ma che ora ti soddisfa?
Hmm, fammi pensare. Allora, abbiamo usato parecchio la tromba e il sassofono in “Do You Want To Be Hones” e “Sit Back Baby”, cose che non mi aspettavo e che non avevo previsto, ma il risultato è fantastico! È sicuramente qualcosa che voglio esplorare di più.
Sai, ricordo di aver letto una tua vecchia intervista in cui parlavi di Somebody’s Daughter, il brano, e in quel caso dicevi che il tema principale della canzone era la delusione nei confronti dell’umanità. Cercare di capire la crudeltà di questo mondo e chiedere perdono e gentilezza. Ora, vedendo tutto quello che succede intorno a noi…pensi che sia possibile essere perdonati, pensi davvero che una parte dell’umanità smetterà di deluderci?
No, non credo. Alcune cose non possono essere perdonate. Quello che sta succedendo nel mondo in questo momento non ha nulla a che vedere con l’umanità. Penso che l’unica cosa che ci resta sia trovare noi stessi nella comunità e cercare conforto in coloro che cercano di essere umani. Non c’è spiegazione per il modo in cui alcuni leader mondiali deludono. In qualche modo sembra che ogni giorno siamo sempre più individualisti, mentre tutto ciò di cui abbiamo bisogno è stare insieme e trovare comprensione. Viviamo in un mondo strano. Dovremmo aggrapparci alla bellezza, alla musica, alle amicizie, alle risate e cercare di lottare per chi non può farlo. La nostra libertà nel mondo occidentale…non dovremmo darla per scontata. Non saremo liberi finché non lo saranno tutti…
Quando ho visto una canzone intitolata “The Dog”, ho subito pensato al fatto che ami gli animali. È dedicata al tuo cane? So che ti piacciono gli animali, vero?
Ahah, sì Riccardo, adoro gli animali e adoro il mio cane NJ, lui mi sempre ha ispirato molto. Ma la verità è che la canzone parla anche della depressione, dato che in inglese “the black dog” è sinonimo proprio di depressione. Dato che il mio cane è nero, ho pensato che fosse una metafora bella e azzeccata.
Mi ha fatto molto piacere leggere dei tuoi gusti musicali: ho visto artisti che adoro come Elliot Smith, Bon Iver e The Japanese House, ma mi ha davvero emozionato leggere che da poco sei tornata alla “fase Kate Bush”…significa che la ascoltavi, poi hai smesso e poi hai ricominciato? Cosa trovi di così magico in lei?
Kate Bush è una vera artista, con la A maiuscola. Lei è una che osa correre dei rischi e che per molti versi è una grande fonte di ispirazione. A volte mi sembra di essere un po’ troppo consapevole di me stessa come artista. Così, ascoltando artisti che sono, o almeno sembrano, completamente liberi, cerco di uscire io stessa un po’ dalla mia mente.
Suoni molto e spesso hai da spalla ad artisti affermati. Mi chiedo se c’è stato un concerto o un tour che ti ha particolarmente colpito e, soprattutto, se c’è un artista da cui senti di aver imparato davvero qualcosa di nuovo… 
Credo che non ci sia una risposta unica a questa domanda, perché, e te lo dico sinceramente, tutti mi ispirano. È un’esperienza incredibile unirsi a una band in tour e vedere come intrattengono il pubblico in modo autentico. Non importa chi siano, il mio rispetto per tutti è uguale e indistinto. E , soprattutto, cerco di imparare sempre da ogni esperienza.
Dalle tue foto promozionali ho notato due tatuaggi che mi hanno colpito molto (adoro i tatuaggi): una farfalla e una mano con l’indice e il medio incrociati, immagino come segno di buona fortuna. Da dove viene l’ispirazione per questi tatuaggi?
Questa è proprio una bella domanda Riccardo. Allora, la farfalla sta per il cambiamento. È un cliché, ma è vero: esplorare sé stessi e crescere fino a diventare ciò che si vuole essere. Quello della mano è perché mi sembra di aver sempre vissuto la mia vita in questo modo. Sono il tipo di persona che fa le cose e cerca di non guardarsi indietro, che va avanti e si butta. Questo comporta molti momenti spontanei, ma in molte esperienze ho avuto bisogno di molta fortuna. Quindi incrocio sempre le dita quando faccio qualcosa, haha
Beh, néomí grazie per la tua gentilezza e per le tue risposte! Per concludere questa intervista, vorrei chiederti quale canzone del tuo EP sceglieresti per i titoli di coda della nostra chiacchierata.
Al 100% non posso che dirti “Another Year Will Pass”. E comunque grazie mille a te Riccardo, mi sono piaciute molto queste domande, molto ben formulate. Apprezzo che tu abbia ascoltato le canzoni con rispetto e attenzione. Spero che un giorno ci incontreremo a un concerto. Auguro il meglio a te e ai lettori.




