Cultura

Little Pieces Of Marmelade – Mexican Sugar Dance

Tre anni dopo “Ologenesi”, tornano a farsi sentire i marchigiani Little Pieces of Marmelade, superstiti di un X Factor e ormai collaboratori abituali di Manuel Agnelli. Il duo di Filottrano – Daniele Ciuffreda alla voce e batteria, Francesco Antinori alla chitarra – prova a rimescolare le carte con un album coraggioso e variegato, per molti versi sperimentale, che si distingue nettamente da ciò che di solito arriva dai reduci dei talent show.

Credit: Francesco Torresi

“Mexican Sugar Dance”, scritto e registrato interamente nel loro studio privato, nasce da un’urgenza creativa che si muove in mille direzioni senza però quasi mai raggiungere una meta precisa. È un disco che si fa apprezzare più per gli intenti che per i risultati, con Antinori e Ciuffreda che sembrano concentrarsi più nel  sorprenderci con suoni, effetti e trovate bizzarre che nel darci in pasto brani con strutture compiute. Non è di per sé un difetto – anzi, la componente “weird” è parte integrante del fascino del progetto – ma l’album in qualche modo ne soffre, risultando eccessivamente lungo e dispersivo.

Un costante senso di irresolutezza attraversa il lavoro. Eppure, i Little Pieces of Marmelade ci mettono cuore e talento. Il disco suona come una jam session allucinata ai confini di una realtà distorta dai fumi della psichedelia, del noise, dell’industrial, del funk rock, del garage e del trip hop. Il duo sperimenta melodie aliene e ritmi extraterrestri, mescola elettricità ed elettronica, e gioca con la propria musica come due funamboli sospesi tra analogico e digitale.

Lontani dalle pressioni televisive e dal confronto ingombrante con colleghi come i Måneskin – vincenti sul piano commerciale ma ben lontani dalla loro audacia e dal loro talento – i due marchigiani si divertono. Forse pure troppo: si divertono al punto da dimenticarsi talvolta degli ascoltatori, costretti a orientarsi in un caos sonoro dal quale però emerge anche qualche autentica perla.

Brani come “Sniffing Stars”, “D33Pthroat”, “Path of Glory”, una “Sonic Bloom” che ricorda i Suicide o una “Family Therapy” che rimanda al Beck di “E-Pro”, mostrano quanto il gruppo possa essere incisivo quando trova la giusta direzione.

“Mexican Sugar Dance” è un lavoro personale, istintivo, figlio delle passioni e delle follie di due musicisti che non hanno paura di seguire la propria strada. Speriamo solo che, prima o poi, questo percorso porti da qualche parte. Per ora, il viaggio lascia piacevolmente frastornati.


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