Olanda, progressisti davanti alla destra di Wilders dello 0,2%. Flop della sinistra verde
Dopo le elezioni, in Olanda la situazione è peggiore di prima. Se nel 2023 ci sono voluti 222 giorni per arrivare a un Governo, questa volta potrebbe essere più complicato.
Con quasi il 99% delle schede scrutinate il risultato – inaspettato – ormai appare chiaro. I D66 – Democrats 66 – il partito progressista liberale di centro guidato dal 38enne Rob Jetten – ex vice primo ministro ed ex ministro per il clima sotto Mark Rutte – ribalta, per il momento, le previsioni dei sondaggi sorpassando di 15mila voti il PVV di Geert Wilders. Un sorpasso al fotofinish dopo che sono arrivati i risultati di Amsterdam, permettendo ai D66 di consolidare il – sebbene minimo – vantaggio.
Nella capitale la medaglia d’oro sono i verdi, appena davanti ai social-liberali di Jetten. Solo il 6,9% degli abitanti ha invece scelto il PVV.
Dal quartier generale del partito l’ex vicepremier ha commentato:”Abbiamo detto addio alla negatività e alla politica dell’odio, è tempo di positività e di guardare avanti – ha detto Rob Jetten dopo gli exit poll – Oggi abbiamo ottenuto il miglior risultato di sempre – guadagnando 17 seggi rispetto alle scorse elezioni – i Paesi Bassi hanno inviato un messaggio molto chiaro“.
Un risultato che nessuno si aspettava fino a qualche giorno fa. Sì perché il Partito della Libertà di Geert Wilders è sempre stato davanti a tutti nei sondaggi. La vittoria era quasi sicura, invece alla Tweede Kamer gli esponenti del PVV passeranno da 37 a 26.
Wilders ridimensionato
Un pareggio ufficialmente, ma che sa più di sconfitta per il numero uno dell’estrema destra olandese che si immaginava già primo ministro. A mente fredda si potrebbe pensare che la causa questa debacle potrebbe essere stata l’uscita dall’esecutivo guidato da Dick Schoof – a trazione PVV – sostenuto dal centrodestra moderato, dai cristiano-democratici e dal partito dei contadini.
Molti, questa scelta, non gliel’hanno perdonata, anche perché il premier lo aveva scelto proprio Geert Wilders e oggi il sogno di entrare nella stanza dei bottoni è ufficialmente svanito. Al momento però nulla è ufficiale, il testa a testa in termini di voti reali continua: “Se saremo il partito più grande, il Pvv vuole prendere l’iniziativa di formare una coalizione. Finché non ci sarà chiarezza al 100% – sull’esito elettorale – nessun esploratore del D66 potrà partire. Faremo tutto il possibile per impedirlo” ha detto il leader dell’ultra destra, anche perché si dovrà aspettare che la Commissione elettorale faccia il suo corso e validi i voti. L’unica cosa certa è l’incertezza sulle possibili coalizioni di governo.

Il terzo posto
Medaglia di bronzo per il VVD – il partito popolare – guidato da Dilan Yesilgoz, delfina di Mark Rutte – premier dal 2010 al 2024 e oggi numero uno della NATO – che entra alla Camera con 22 seggi, uno in meno rispetto a due anni fa. Yesilgoz ha tenuto saldo il timone, anche dopo le critiche per l’alleanza con l’estrema destra prima – dopo aver detto che non avrebbe mai governato con Wilders&C – e per aver detto no già ora a un eventuale accordo con il Partito della Libertà.
Ora che la situazione sembra più cristallina, la numero uno dei liberali di destra ha ribadito che il partito non appoggerà un governo progessista sostenuto dai D66 e dalla sinistra verde. Mark Rutte – ex leader del VVD – ha detto: “Non è cambiato assolutamente nulla nel nostro impegno di non partecipare a un governo di sinistra” sperando ancora che il nuovo esecutivo sia a trazione centrodestra, riconoscendo però il risultato: “La palla ora è nel campo dei D66 e del PVV“.
Good bye Frans
Il fanalino di coda è la sinistra. Il ticket che ricorda l’italiana Avs perde cinque seggi, passando a 20 eletti. Secondo il De Telegraaf infatti, l’alleanza guidata da Frans Timmermans – ex commissario Ue e leader del ticket laburisti e verdi – avrebbe perso più di tre punti percentuali, fermandosi al 12,6%.

Dopo la sonora sconfitta Timmersmans ha deciso di lasciare la guida del partito GroenLinks-PvdA: “Non sono riuscito a convincere abbastanza persone, mi dimetto dalla guida del partito“.
Gli altri partiti
Di poco dietro troviamo i cristiano democratici del CDA, fermi a 18 seggi. Poi i conservatori di Ja21 – con 9 seggi – e gli estremisti del Forum per la Democrazia – 7 seggi – mentre nell’ultimo banco ci sono i contadini del BBB – 4 seggi – seguiti da socialisti, animalisti, minoranze e piccoli conservatori cristiani – 3 seggi – Il partito dei pensionati entra con due deputati, mentre la maglia nera è Volt, che ne elegge solo uno.
Il governo
Con i due partiti principali appaiati intorno ai 26 seggi ciascuno su 150, il Paese si avvia verso un complesso processo di formazione del nuovo esecutivo. Anche perché il sistema proporzionale olandese prevede che, in assenza di una maggioranza assoluta, il leader del partito più votato riceva dal re l’incarico di esplorare una possibile coalizione. Ma in un contesto di sostanziale parità, la nomina dello scout –figura incaricata di condurre i colloqui preliminari – potrebbe richiedere ancora tempo. Insomma, una situazione all’italiana se vogliamo. Ora la palla spetta ai capi di partito martedì prossimo. Sì perché mancano ancora i voti postai e quelli dei territori caraibici olandesi Bonaire, Saba e Sant’Eustachio e Geert Wilders vuole aspettare fino a che anche l’ultimo voto venga ufficializzato commentando: “Nessuno può parlare di alleanze finché non c’è chiarezza sul risultato finale”.
Una poltrona per due
Per ora Rob Jetten sogna. Il Leader di D66 – che incarna la next generation liberale – potrebbe diventare il più giovane e primo premier apertamente gay nella storia dei Paesi Bassi. Dopo una breve carriera nella rete ferroviaria nazionale, è stato eletto deputato nel 2017 e più tardi nominato ministro per il Clima e l’Energia. Sebbene la sua prima corsa da leader, nel 2023, si fosse chiusa con un risultato deludente, ha rilanciato il suo partito con una campagna improntata su abitazioni, istruzione e sostenibilità, con lo slogan ‘Het kan wel’ (‘È possibilè).
Sul fronte opposto, Geert Wilders, 62 anni, guida il Pvv da quasi due decenni.
È noto per le sue posizioni di estrema destra e anti-islamiche: chiede lo stop totale dell’immigrazione, il divieto del Corano e la chiusura delle moschee in Olanda. A livello politico, però è isolato. Tutti i principali partiti di centro e sinistra hanno escluso una coalizione con lui, ritenendolo un partner inaffidabile, ancor più dopo la crisi di governo provocata nel 2024.
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