Leonardo, la petizione dei lavoratori per lo stop immediato di forniture belliche e accordi con Israele

Genova. Una petizione aperta alla popolazione civile e promossa da “alcune lavoratrici e lavoratori di Leonardo” è stata avviata la scorsa settimana sulla piattaforma Change.org con il tutolo “Non in mio nome, non con il mio lavoro” per chiedere l’interruzione immediata di tutte le forniture belliche destinate a Israele da parte di Leonardo S.p.A. e delle sue controllate, inclusi gli articoli a duplice uso, e la sospensione di ogni accordo commerciale e relazione d’investimento con istituzioni, start-up, università ed enti di ricerca israeliani coinvolti nelle operazioni militari contro i palestinesi.
I promotori della petizione – partita da “un gruppo di lavoratori dello stabilimento Leonardo di Grottaglie e che in pochi giorni ha raccolto più di 20mila adesione – denunciano che il “genocidio e la pulizia etnica in corso in Palestina” sono “un crimine oggettivo e innegabile” e sostengono che Leonardo, “tra i principali produttori europei di armamenti”, contribuisce di fatto alla prosecuzione delle operazioni belliche contro la popolazione civile palestinese attraverso la fornitura di sistemi d’arma e tecnologie militari, nonostante le denunce e la presunta mancata autorizzazione di nuove licenze di esportazione da parte dell’UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali d’armamento).
La petizione si basa su diversi richiami al diritto internazionale e ai principi etici italiani ed europei: tra questi il rapporto della Commissione d’inchiesta dell’ONU del 16 settembre 2025 che avrebbe riconosciuto l’intento genocidario nella condotta delle autorità israeliane, raccomandando l’interruzione delle forniture di armi. Il testo della petizione, consultabile a questo link, evidenzia anche le violazioni della Legge italiana 185/1990, del Trattato sul Commercio delle Armi (ATT) e del rischio di complicità in atti genocidari, in linea con le decisioni della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) del 2024.
Un punto cruciale della protesta riguarda non solo le forniture militari tradizionali (come F-35, M-346, sistemi navali), ma anche le collaborazioni strategiche in ambito tecnologico. La petizione cita il rapporto ONU “From economy of occupation to economy of genocide” che evidenzia il ruolo di Leonardo, anche attraverso la controllata DRS e la collaborazione con l’Università Ben Gurion del Negev su intelligenza artificiale, scienza dei dati e cybersecurity, attività che, secondo gli attivisti, sono “direttamente connesse agli attacchi contro i palestinesi”. Queste partnership tecnologiche, siglate anche con l’Israeli Innovation Authority (IIA) e la Ramot Tel Aviv University nel 2023, sono considerate – dai promotori della petizione – “incompatibili con i valori democratici europei”.
I firmatari della petizione, indirizzata al Consiglio UE, all’Alto rappresentante Kaja Kallas, al Presidente Mattarella, al Presidente Meloni, ai Ministeri e all’AD di Leonardo Roberto Cingolani, avanzano due richieste principali: l’attivazione di un embargo vincolante che obblighi tutte le aziende a revocare i contratti in essere con Israele e la revoca retroattiva di ogni licenza specifica in essere per tutte le imprese italiane che forniscano prodotti a duplice uso a Israele, offrendo a Leonardo la “copertura istituzionale” per recedere dai contratti senza incorrere in contenziosi legali.




