Regali di seconda mano: sì o no?
Ricevere un regalo è sempre un momento emozionante. Dietro un dono si nascondono tanti significati: c’è il pensiero dell’altro, l’attenzione che ha posto ai nostri desideri, è comunque un gesto con una sua certa intimità intrinseca.
E a questo punto arriva la domanda amletica: ma se quello che vi regalano non fosse nuovo, ci rimarreste male? Se fosse un oggetto di proprietà di chi ve lo regala, lo vivreste come un atto di tirchieria o di estrema comunione? Se fosse qualcosa senza etichetta lo guardereste con disappunto o non dareste importanza alla cosa?
La domanda mi si è posta quando ho dovuto fare un regalo a mia figlia: l’ultimo modello di iPhone. Bello, stupendo, attesissimo, non proprio a buon mercato. E allora, banalmente per una questione economica, ho pensato a Swappie, l’azienda finlandese che acquista, ricondiziona e rivende iPhone e iPad: avevo trovato un modello tale e quale, condizioni ottime, per un buon 30 % in meno. Mio marito scandalizzato: «Sì, ma quello va bene se te lo compri tu per te, non se è un regalo: ma le faresti un regalo di seconda mano?».
E così, in preda al senso di colpa per il sol pensiero, ho comprato l’iPhone nuovo-nuovo.
Quando poi, per lavoro, sono andata nella sede di Swappie, a Tallin, in Estonia, ho capito che avrei potuto regalarle un loro modello rigenerato senza farmi alcuna remora. Quei telefoni passano una quantità di controlli (ci sono oltre 70 step) che quando escono dalla ricognizione sono più che garantiti: sono stati controllati il touch, l’uscita della ricarica, la fotocamera, sono stati messi a posto i graffi più superficiali e, ovviamente, è stata verificata la batteria, che, se non arriva almeno all’86% di ricarica,viene proprio sostituita con una nuova. Valutati da macchine robotizzate ed esseri umani, questi smartphone vengono aggiustati, puliti accuratamente e inscatolati a mano. E, se proprio si vuol fare i sofisticati, si può pure scegliere la scatola luxury, con, all’interno, un modello sì già utilizzato, ma rimesso completamente a nuovo, che ha raggiunto il cosiddetto livello A: nessun segno sulla scocca o sullo schermo, batteria al 100% e addirittura vetro protettivo già applicato. Lo inviano a casa in una confezione ben sigillata, con tanto di caricatore annesso. E, cosa rassicurante, una garanzia di un anno sul telefono. L’organizzazione è stupefacente.
E allora mi sono chiesta perché mi sono fatta tutti quegli scrupoli a regalare un telefono di seconda mano? Ovviamente non avrei regalato qualcosa di scalcagnato, con pezzi non funzionanti, ma un signor smartphone che non si sarebbe nemmeno distinto da quello che ho effettivamente comprato nuovo di zecca.
A questo si aggiunga poi che, così, non si sarebbe nemmeno contribuito a incrementare quelle migliaia di tonnellate di rifiuti elettronici che vanno a soffocare il nostro pianeta (50mila telefoni rigenerati evitano 13,065 tonnellate di rifiuti tra metalli e plastiche varie).
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