Salute

Non incide su precarietà e subappalti responsabili delle stragi

“Un provvedimento che non salverà nessuna vittima”. È netto il giudizio della Cgil sul nuovo decreto per la sicurezza nei luoghi di lavoro approvato martedì dal Consiglio dei ministri. Per la segretaria confederale Francesca Re David, “nel testo sono state recepite alcune delle osservazioni che solleviamo da tempo, ma resta nel complesso un provvedimento che non incide in alcun modo sul modello d’impresa responsabile di stragi continue, basato su precarietà, subappalti a cascata, mancato rispetto dei contratti e compressione di costi e diritti”.

Tra gli interventi positivi la dirigente sindacale riconosce i contributi al lavoro agricolo di qualità, l’introduzione del badge digitale di cantiere e l’inasprimento delle sanzioni per chi è privo della patente a crediti. Ma per Re David entrambi gli strumenti sono insufficienti: il badge “è un tesserino di riconoscimento anticontraffazione, ma registra solo il percorso formativo del lavoratore nella piattaforma Siils e non orari di presenza in cantiere e applicazione dei contratti come in importanti accordi sindacali”. Quanto alla patente a crediti, “continuiamo a ritenere questo strumento inefficace e a richiedere una vera certificazione sulla qualificazione delle imprese”

La sindacalista riconosce come “passi avanti” l’assunzione dei medici Inail oggi a tempo determinato e l’aumento degli ispettori dell’Ispettorato nazionale del lavoro e del nucleo carabinieri per la tutela del lavoro. Ma, aggiunge, “i numeri restano ridotti e non coinvolgono il sistema delle Asl e delle Regioni”. Bene, infine, le borse di studio per gli orfani delle vittime di incidenti sul lavoro, “ma manca il patrocinio gratuito e una Procura unica per evitare prescrizioni che cancellano le responsabilità”.

Ancora più dura la reazione della Fillea Cgil, il sindacato degli edili, che da anni denuncia l’escalation di incidenti nei cantieri. “Questo provvedimento non salverà nessuna vittima – attacca il segretario generale Antonio Di Franco – e continueremo ad ascoltare l’ipocrisia dei cordogli e la retorica dei numeri, che fanno male a chi a quei numeri dà un nome, un volto, una storia e una famiglia”. Di Franco riconosce che l’introduzione del badge di cantiere “è un passo nella direzione giusta”, ma avverte che “restano irrisolte tutte le questioni di fondo, a partire dalla stretta sui subappalti”.

Il sindacato denuncia che è stata “ancora una volta ignorata la richiesta di istituire una Procura nazionale per i reati in materia di salute e sicurezza”: “Troppi processi non iniziano perché le procure territoriali non hanno gli strumenti necessari. I familiari restano senza risposte, senza gratuito patrocinio e senza la liquidazione di una somma provvisionale, come avevamo proposto”. Sulla patente a crediti, la Fillea ribadisce che “si è rivelata uno strumento più utile a chi gestisce la burocrazia che a chi lavora nei cantieri”.


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