Spunta Ghiglia in un’inchiesta di sanità: dirigente gli chiese di intervenire sul Garante privacy
«Ne parlo con mio cugino Ago» tranquillizza Carla Fasson, ex dirigente dell’Asl To4 di Chivasso e figura centrale dell’inchiesta sulla Sanitopoli torinese. “Ago” non è altri che Agostino Ghiglia, politico di Fratelli d’Italia e componente dell’autorità Garante della privacy, tornato di recente alla ribalta per la sanzione comminata a Report poche ore dopo essere entrato nella sede romana del partito di Giorgia Meloni. Ora l’inchiesta della procura di Ivrea, incentrata su concorsi truccati e maltrattamenti ai pazienti, fa emergere un presunto interessamento di Ghiglia anche in un procedimento aperto dal Garante contro l’Asl nel mirino dei pm.


Tutto parte a novembre 2022, quando l’Asl si trova ad affrontare una violazione della privacy provocata da una segretaria disattenta. Colpa di 45 email mandate a pazienti fragili del reparto di Neurologia dell’ospedale di Ciriè: si trattava di informazioni legate ai piani terapeutici che l’impiegata avrebbe dovuto inviare nascondendo gli indirizzi dei destinatari. Invece erano visibili e hanno consentito a tutti gli interessati «di evincere lo stato di salute degli altri pazienti affetti da sclerosi multipla e/o patologie demielinizzanti», come certificato dal Garante dopo la difesa dell’Asl. Un errore umano che ha provocato «frustrazione e turbamento psico-emotivo» a una delle pazienti, che ha sporto reclamo e ha spinto il Garante della privacy ad aprire un procedimento.


Ed è qui che entra in gioco Fasson, che dagli atti dell’inchiesta emerge come una sorta di burattinaia che tutto può e tutti conosce. È a lei che si rivolge, infatti, Stefano Scarpetta, anche lui indagato: «Il Garante ha chiesto informazioni per erogare una sanzione che va da 1 euro a 10 milioni» spiega preoccupato l’allora dirigente generale dell’Asl To4, oggi alla guida dell’azienda ospedaliera di Novara. Nessun problema, ci pensa la manager: «Ne parlo con mio cugino Ago». In effetti negli atti emergono telefonate tra lei e Ghiglia, politico torinese di lungo corso con un movimentato curriculum che parte dal Fronte della Gioventù e arriva fino a Fratelli d’Italia: è stato consigliere comunale e regionale prima di diventare deputato e assessore in Piemonte.


Oggi, come all’epoca delle telefonate con Fasson, è membro dell’Autorità Garante della privacy (nominato nel 2020 dal Parlamento dopo le mancate elezioni a Roma e Bruxelles). Ed è per questo che la dirigente dell’Asl To4 si rivolge a lui per un aiuto dopo il procedimento aperto sulle 45 e-mail. Pochi giorni dopo, in un’altra intercettazione, Scarpetta sembra più sollevato: «Quella mi ha detto che gli farà fare una multa dal garante di soli 5mila euro» riporta a un altro indagato, Stefano Loss Robin, allora direttore amministrativo dell’Asl To4 che ha seguito il “capo” a Novara.
Non si sa se effettivamente le telefonate di Fasson abbiano inciso nella decisione del Garante della privacy. Di certo c’è solo il provvedimento del 23 maggio 2024, un anno e mezzo dopo la vicenda contestata. Nella riunione, con Ghiglia presente, si è valutato che le e-mail hanno provocato una violazione «di livello medio» del Regolamento della privacy. Che prevede una sanzione amministrativa da calcolare secondo i «principi di effettività, proporzionalità e dissuasività». Che, in questo caso, il Garante ha calcolato in 8.400 euro, “con facoltà – specifica il dispositivo – di definire la controversia mediante pagamento, entro il termine di 30 giorni, di un importo pari alla metà della sanzione comminata“. Ovvero 4.200 euro: ancora meno di quanto assicurato nei colloqui intercettati finiti nei verbali.
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