Femminicidio a Castelnuovo del Garda, Jessica uccisa dal compagno: le coltellate, il braccialetto elettronico tolto e le accuse precedenti
Lei aveva più volte chiesto l’intervento delle forze dell’ordine per violenze domestiche. C’era una denuncia nei confronti dell’uomo, poi ritirata. Lui si era tolto il braccialetto elettronico. C’è una narrazione che ricorda quella di troppi femminicidi, più di 60 le donne uccise nel 2025 in Italia. A Castelnuovo del Garda, nel Veronese, a perdere la vita è stata Jessica Stapazzolo Custodio de Lima, 33 anni. L’ha uccisa Douglas Reis Pedroso, 41 anni, suo compagno, che è stato fermato dai carabinieri.
Il femminicidio è avvenuto nella notte: è stato l’uomo a chiamare i militari dicendo che voleva togliersi la vita. Hanno poi trovato il cadavere nella casa di Castelnuovo. Una nota della procura di Verona riporta che il delitto è avvenuto con un «numero imprecisato, ma comunque smisurato di coltellate». Il coltello è stato ritrovato nella sua auto.
Da un anno e mezzo la donna, di origine brasiliana, come il compagno, viveva nell’appartamento di lui. L’uomo, dalla scorsa primavera, era sottoposto alla misura del braccialetto elettronico, ma non lo aveva quando è stato fermato. Era stato arrestato, lo scorso aprile, perché aveva aggredito la compagna «gettandola a terra, trascinandola per i capelli sull’asfalto, colpendola con tre pugni al volto e infine colpendola ripetutamente al volto e al collo con la chiave della sua autovettura». Aveva da allora il divieto di avvicinamento e il braccialetto elettronico. Non era nella casa neanche l’apparato ricevente in dotazione alla ex compagna. Era nel garage della madre, a Ponti sul Mincio, in provincia di Mantova.
Reis ha diversi precedenti comprese accuse di maltrattamenti e lesioni nei confronti della compagna. Avrebbe anche un’accusa di violenza sessuale nei confronti della sorella di Jessica. C’è un provvedimento di ammonimento nei suo confronti e il mese scorso è stato chiesto il rinvio a giudizio per l’uomo.
Il presidente del Veneto Luca Zaia ha definito questo femminicidio «un fatto terribile, aggravato da elementi che destano sconcerto: l’indagato risultava già sottoposto a procedimento penale per maltrattamenti, lesioni volontarie e altre gravi accuse, e dal mese di aprile era destinatario di una misura cautelare con divieto di avvicinamento e applicazione del braccialetto elettronico». «Il sessantacinquesimo femminicidio dall’inizio dell’anno».
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