Il “nuovo” Catanzaro è nato contro il Palermo
Il gruppo di granito nel momento più difficile. Bastava vederli tutti intorno all’allenatore alla fine della gara contro il Palermo. La sintesi perfetta di una partita esemplare per applicazione e tecnica. Ma prima di quello scatto emblematico, ce ne sono stati tanti altri nel corso dell’incontro, firmato sì da Cisse, ma vinto da squadra. Serviranno conferme, ma forse sabato sera è nato il “nuovo” Catanzaro. L’ostinazione con cui tutti hanno rincorso ogni pallone, il mutuo soccorso, la voglia di imporsi. E ancora le indicazioni, gli incitamenti, il sostegno che arrivava pure da chi stava in panchina, che non avesse giocato o fosse stato sostituito era lo stesso. Uno spettacolo di collaborazione che ha ribadito quanto la situazione fosse complicata e quanto volessero uscirne tutti. La classifica non è granché, ma rifilare la prima sconfitta al Palermo di Inzaghi può essere lo “switch” per alzare i giri. La trasferta a Mantova, dopodomani, dirà qualcosa in più.
Intanto le scelte di Aquilani sabato sera sono state ineccepibili nello schieramento (3-5-2), nelle individualità (Cassandro braccetto, Di Chiara esterno) e nell’atteggiamento, perché il Catanzaro si è difeso più basso e l’ha fatto bene. Affrontava un avversario più forte, lo ha contrastato senza presunzione: «Le cose hanno funzionato perché tutti hanno messo qualcosina in più, l’abbiamo interpretata bene, migliorando alcuni aspetti e usando l’anima e il cuore, aspetti obbligatori che nelle altre partite erano venuti meno. Da questa gara ripartiamo», dirà poi il tecnico. «Il blocco più basso per difendere? Abbiamo lavorato bene, è stata una soluzione scelta per togliere loro la profondità in cui potevano essere pericolosi», l’altra precisazione del 41enne, che in sala stampa ancora tradiva la tensione di un periodo complicato, soprattutto per lui.
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