Figli d’anima, storie vere di intrinseca generosità

Storie da accapponare la pelle, eppure vere. E l’affido è una pratica oltremodo preziosa. Merita uno spettacolo che raccontando esperienze di affido ne sottolinei, con delicatezza e profondità, l’intrinseca generosità. “Figli d’anima” scritto e diretto da Simone Schinocca, che ha debuttato in prima nazionale ieri sera al Teatro Gobetti per la stagione del Teatro Stabile di Torino, di fronte a un pubblico caloroso, intreccia vicende autentiche di ragazzi e ragazze in difficoltà e di genitori affidatari, in una pièce che a sua volta mescola la prosa, l’espressione corporea e il canto dal vivo, nello stile di Tedacà (che significa appunto teatro danza canto). La scena è invasa da cornici vuote appese, da riempire con gli affetti che verranno, sul fondale la sagoma di un albero che si illumina, e l’albero è la metafora delle fasi della vita. Quanto dolore nelle brevi vite di questi giovani, alle prese con genitori suicidi, o morti per overdose, o incarcerati, quanta solitudine e smisurata sfiducia nel mondo da parte di bambini e bambine che saranno donne e uomini arrabbiate, violenti. Anche contro di sé. Antonella Delli Gatti, Costanza Maria Frola, Marco Musarella, Michela Paleologo, incarnano alternativamente genitori e figli, in un continuo ruotare tra quattro storie, che crescono e catturano l’attenzione e suscitano emozione, perché non si può restare indifferenti. E per evitare un’adesione troppo di pancia, si recitano anche le didascalie, a raffreddare una temperatura a rischio febbrone. Qui però non c’è compiacimento per la tragedia. Qui è il lieto fine a fare notizia. Un bel cast intenso e affiatato; il lavoro, prodotto da Tedacà in collaborazione con il Festival delle Colline Torinesi, Teatro Stabile di Torino e Fertili Terreni Teatro, replica al Gobetti fino a domenica 26 ottobre.
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