Dossier anonimi, si firmava Pippi Malandrino
Uno, due, tre e fino a undici. Tutti esposti anonimi, tutti con una rappresentazione falsa di fatti al fine di screditare i suoi avversari politici. La firma? Quella messa nera su bianco era “Pippi Malandrino” o, in altri casi, “Ernesto Calabrese”. Ma in realtà, la mano che vergava quei nomi di fantasia, secondo la procura di Taranto, era quella di Giovanni Gugliotti, ex sindaco di Castellaneta e presidente della Provincia di Taranto, che il governo ha voluto come commissario straordinario dell’Autorità portuale di Taranto e che il ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvini si appresta a nominare presidente della stessa authority nonostante, l’ha ammesso lui stesso, la sua unica esperienza in tema di infrastrutture legate al mare è quella di essere in possesso della patente nautica da venti anni.
Avvocato di 49 anni, dipendente dell’Inps in comando al Consiglio superiore dei lavori pubblici, Gugliotti ha ora un problema legato a quelle lettere firmate “Pippi Malandrino”: secondo il pubblico ministero Francesco Ciardo a scriverle e firmarle è stato lui in concorso con altri non ancora identificati e, siccome le accuse contenute sono risultate false, è indagato per calunnia e falso giuramento. Il magistrato ha notificato al commissario dell’Autorità portuale, vicino alla Lega, l’avviso di conclusione indagini negli scorsi giorni e nei prossimi – proprio gli stessi nei quali dovrebbe concretizzarsi la sua nomina a presidente – potrà difendersi facendosi interrogare o presentando memorie. Gugliotti, in realtà, è già stato sentito in procura ma come persona informata e proprio quanto ha raccontato in quell’occasione gli è costata la contestazione del falso giuramento.
Insomma, gli esposti presentati – secondo la tesi dell’accusa – si sono alla fine rivelati un boomerang. Perché il pm Ciardo è andato effettivamente a verificare se il loro contenuto avesse un fondamento, ma tutto si è rivelato falso. Gli accertamenti avrebbero certificato che Maurizio Cristini, candidato al Consiglio regionale della Puglia a sostegno di Antonio Decaro, non era a capo di alcuna “associazione a delinquere” insieme alla sua famiglia per commettere una sfilza di reati che veniva ipotizzati dal “Malandrino”. Il “clan”, così veniva chiamata la presunta associazione a delinquere secondo “Pippi”, avrebbe emesso fatture inesistenti con alcune società.
Non solo: Cristini veniva accusato di voto di scambio e frode in commercio, di aver intascato il Superbonus senza averne diritto e di aver portato avanti una truffa ai danni dello Stato. In ballo erano finiti anche una presunta vicenda di assunzioni irregolari e si adombrava il coinvolgimento di alcuni dipendenti del Comune di Castellaneta e del capo dei vigili urbani del paese del Tarantino. Il contenuto di quelle undici lettere era del tutto falso, secondo le indagini coordinate dal pubblico ministero. Così sono scattati gli accertamenti per calunnia e l’autore sarebbe stato individuato in Gugliotti, che in passato è stato a sua volta vittima di un raggiro simile in una storiaccia di revenge porn. Convocato in procura e sentito come persona informata sui fatti, quindi tenuta a dire la verità, il commissario dell’Autorità Portuale ha riferito sì aver inviato una lettera in procura ma solo dopo averla trovata nella sua cassetta della posta. Insomma, non è stato lui a inventare quelle storie. Falso, sostiene la procura: “Malandrino” sarebbe proprio Giovanni Gugliotti.
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