Piemonte

Dalla Siberia al Martini: torinese infartuato in Russia rimpatriato d’urgenza con un ponte aereo


A 60 anni ha avuto un infarto in Siberia, dove si trovava in vacanza. Ci è voluto un complesso rimpatrio sanitario internazionale ma due notti fa è rientrato a Torino, dov’è stato ricoverato nella Rianimazione dell’ospedale Martini dell’Asl Città di Torino.

Il sessantenne torinese si trovava in Russia insieme alla moglie ed era andato a fare visita ai parenti. Qui, il 31 luglio, è stato colpito prima da un infarto e poi da un arresto cardiaco.

Dopo il ricovero iniziale, all’ospedale di Tyumen, in Russia, è stato subito sottoposto ad una angioplastica in urgenza con il posizionamento di uno stent.

Purtroppo l’arresto cardiaco prolungato ha causato una encefalopatia post-anossica e il paziente ha sviluppato, durante il ricovero in Rianimazione, un’insufficienza multiorgano. Così dall’ospedale di Tyumen è arrivata la richiesta di un posto letto al dottor Giovanni Campobasso, direttore sanitario del Martini, che ha immediatamente attivato i protocolli per il rientro in Italia per motivi sanitari.

Il dottor Roberto Balagna, direttore del Dipartimento di Emergenza e Accettazione dell’Asl Città di Torino, ha coordinato i rapporti con il Ministero degli Esteri e con il console onorario italiano a Mosca, affrontando le le difficoltà tecniche di un trasporto aereo e quelle cliniche dovute alla criticità del paziente. La Regione Piemonte, in accordo con la Farnesina, ha chiesto il supporto operativo di Azienda Zero Piemonte per il trasporto, coordinato dal dottor Andrea Mina, direttore del servizio regionale di Elisoccorso di Azienda

Zero, e dal dottor Roberto Gioachin, direttore della Struttura complessa Emergenza Sanitaria 118 di Azienda Zero. È stato individuato un corridoio sanitario attraverso l’aeroporto di Antalya, in Turchia, aperto ai voli turistici charter russi solo fino al 21 ottobre. Il paziente è stato trasferito lì da un’equipe medica russa, successivamente da un’equipe sanitaria turca con scalo a Istanbul e proseguimento fino a Malpensa.

Giunto in Italia è stato preso in carico dal Servizio Regionale di Elisoccorso di Azienda Zero Piemonte, che con un volo notturno lo ha trasportato alla base di Torino (con a bordo un medico del Giovanni Bosco, il dottor Felice Urso). Da qui il trasferimento è proseguito fino al Martini con un’ambulanza messa a disposizione dal Servizio di Emergenza 118 di Azienda Zero. All’ospedale torinese i dottori Cristina Pasero e Nicola Calbi hanno preso in carico il paziente insieme al dottor Balagna.

“Ancora una volta il sistema sanitario piemontese ha dimostrato la propria professionalità e capacità di intervento nelle situazioni più complesse a livello internazionale – sottolineano il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi – Competenze che, soprattutto nelle emergenze, sono sempre pronte ad esser messe in campo. Un grazie di cuore, quindi, a tutti coloro che si sono adoperati in questo difficile trasporto e a chi si prenderà ora cura del paziente”.

Aggiunge Carlo Picco, direttore generale dell’Asl Città di Torino: “Il rimpatrio è stato possibile grazie all’impegno instancabile di tante persone e istituzioni, unite da un obiettivo comune: riportare a casa e garantire cure adeguate al paziente. È una testimonianza concreta di come la sanità, quando è guidata da valori di solidarietà e dedizione, riesca a superare ogni confine. A nome dell’Asl, esprimo la mia più sincera gratitudine a tutti coloro che hanno reso possibile questo straordinario gesto di cura”. Anche Adriano Leli, direttore generale di

Azienda Zero, ringrazia tutti i medici e i tecnici che hanno reso possibile questo trasferimento: “Un’operazione di questo tipo riesce solo quando ogni ingranaggio della macchina dell’emergenza funziona in modo sincronizzato. La forza del nostro sistema sta nella capacità di agire con rapidità e precisione, mettendo in rete professionalità diverse e complementari. Dietro questa efficienza ci sono donne e uomini che, con dedizione e competenza, lavorano per garantire risposte tempestive e sicure anche nelle situazioni più delicate”.

Come spiegato dal dottor Balagna, la moglie del sessantenne è già rientrata in Italia ed è sempre stata in contatto con i sanitari: era presente all’arrivo del paziente, supportata da un infermiere della Rianimazione. “Si è trattata dell’ennesima dimostrazione di come la sanità riesca a superare confini e ostacoli, anche in contesti di conflitto internazionale” conclude il medico.


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