Lazio

“Fango che paga l’Italia” – Il Tempo


Foto: Lapresse

Dario Martini

Sono giorni ormai che il Movimento 5 Stelle e il Partito democratico gridano alla libertà di stampa a rischio in Italia e puntano il dito contro il governo e la maggioranza di centrodestra. Il pretesto è l’attentato a casa di Sigfrido Ranucci, nonostante lo stesso conduttore di Report abbia escluso presunti «mandanti politici». A sinistra, però, sono convinti che questa la sia la strategia giusta per ottenere consenso. Così, ieri, la senatrice del M5S, Alessandra Maiorino, è tornata ad attaccare direttamente l’esecutivo, approfittando della presenza in Aula della premier Giorgia Meloni. Prima di entrare nel merito della questione, però, l’ha apostrofata con l’epiteto poco elegante di “cheerleader di Trump”. Difficile resistere alla tentazione di seguire le orme della «cortigiana» di Maurizio Landini. Poi Maiorino è passata all’attacco: «Vi chiedo di ritirare le querele strumentali a danno di giornalisti e editori. Così si difende la libertà di stampa, non a parole. E se vuole difendere la libertà dei giornalisti, potrebbe rispondere alle domande degli stessi invece di scappare come ha fatto nell’ultima conferenza della sulla legge di bilancio». La risposta della presidente del Consiglio non si è fatta attendere. Troppo facile ricordare il trattamento storicamente riservato ai giornalisti dal Movimento 5 Stelle.

 

 

«Non ho problemi a esprimere di nuovo in quest’aula la mia solidarietà a Ranucci -ha detto Meloni – Dopodiché quello della libertà di stampa è un tema molto serio, ma che va affrontato con equilibrio e obiettività che mi sembra un po’manchino da parte di alcuni. Non ricordo mobilitazioni quando il direttore del Giornale Alessandro Sallusti fu arrestato in redazione per scontare una condannna ai domiciliari, o quando Tommaso Cerno e Daniele Capezzone hanno ricevuto minacce di morte. Nessuna reazione neanche quando Cerno è stato escluso da una audizione ufficiale sulla libertà di stampa organizzata al Parlamento europeo dal M5S (audizione a cui fu invece ammesso il direttore di Fanpage e lo stesso Ranucci, ndr). Non voglio tornare a quando Beppe Grillo invocava i tribunali del popolo contro alcuni giornalisti sgraditi, o quando diceva “vi mangerei per il gusto di vomitarvi”. Mi chiedo se sia possibile prendere lezioni di libertà di stampa dal M5S che oggi scende in piazza per difenderla e ieri stilava le liste di proscrizione per i giornalisti che non piacevano (era il 2017 quando Luigi Di Maio scrisse al presidente dell’Ordine dei giornalisti per sanzionare nove cronisti sgraditi, ndr)».

 

 

Poche ore dopo, il dibattito si è spostato alla Camera. E qui Meloni ha colto l’occasione per rispondere ad Elly Schlein che nei giorni scorsi, dal congresso del Partito socialista europeo ad Amsterdam, aveva parlato di «libertà a rischio in Italia da quando l’estrema destra è al governo» in un ardito collegamento con l’attentato appena compiuto ai danni di Ranucci. «Il segretario del principale partito di opposizione ha affermato, in un contesto internazionale, che in Italia sarebbero a rischio la libertà e la democrazia perché governa l’estrema destra, e ha subdolamente collegato queste affermazioni all’attentato subito dal giornalista Sigfrido Ranucci- ha detto la premier -. Dunque, dopo la Meloni complice dei morti in mare, dopo la Meloni complice di genocidio, abbiamo anche la Meloni complice o mandante – questo spero ce lo chiarisca la segretaria del Pd – dell’attentato a Ranucci. Io ritengo che queste siano dichiarazioni oggettivamente gravissime. Non perché lo siano nei confronti del governo ma perché si tratta di gettare ombre sull’Italia, sulla qualità della sua democrazia, sul valore dei suoi cittadini e sulla maggioranza che essi hanno scelto. Sono dichiarazioni che rischiano di danneggiare l’Italia, ed è un tentativo di gettare fango e ombre sul nostro Paese. Io penso che questo non sia il modo corretto di rappresentare la propria nazione». Dal canto suo, Schlein ha replicato sostenendo che «non decide Meloni cosa dice l’opposizione».

 


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