Renato Zero: «Più perdi le persone care, meno temi la morte. Enrica Bonaccorti? Il nostro amore non è mai finito»
Ha compiuto 75 anni lo scorso 30 ottobre. E ora, in una lunga intervista al Corriere della Sera, Renato Zero – che lo scorso 3 ottobre ha pubblicato il suo ultimo disco L’oraZero – ha ricordato anche i momenti più privati della sua vita straordinaria. A partire dagli amori. Negli anni ’70, per circa due anni, Renato è stato fidanzato con Enrica Bonaccorti: «Il nostro è stato un percorso meraviglioso, che non teneva conto solo di un’esigenza fisica, era uno scambio continuo di emozioni. Mi ha aiutato molto. Conobbe un mecenate, mi fece fare un disco, che ahimè non rese quello che costò. Il primo aveva venduto venti copie, tanti quanti erano i parenti». Bonaccorti raccontò che Renato le chiese di sposarla: «Non mi sovviene che ci fossero questi presupposti. Con Enrica non è mai finita, il rapporto si può trasformare, gli attribuisci una carica diversa, che non è solo quella dell’amante. Certe vicinanze non vanno perdute». Qualche settimana fa la conduttrice ha reso pubblica la sua battaglia contro un tumore al pancreas: «L’ho sentita. Tenace, meravigliosamente ostinata. Non ha intenzione di mollare».
Dopo Bonaccorti, nella vita del cantautore arrivò Lucy Morante, «che è stata la mia compagna da sempre, è ancora qui, gioca un ruolo importante. Ha vissuto con me la gavetta, vendeva i miei dischi durante i concerti. Donne come lei non ce ne sono quasi più. Ha sposato me e il mio personaggio. Ha condiviso il mio lavoro e le mie scelte. Non c’è bisogno del prete per suggellare questo tipo di rapporto». Gli uomini? «Vi dico francamente. Ho amiche donne che non mi sognerei mai di averle con i pantaloni o le fattezze di un uomo. Quando la donna decide di allearsi, si butta e basta, l’uomo purtroppo lo fa sempre per un tornaconto». Nella nuova intervista Zero ha anche rivelato che Triangolo nacque perché una volta si ritrovò a letto in tre: «È successo, ce n’era uno di troppo. Infatti canto: “Lui chi è?”. Allora il giudizio era meno severo, facevi esperienze a tuo rischio e pericolo e mettevi via».
Nel complesso Zero della sua vita amorosa è soddisfatto: «Non ho mai preteso, solo dato. Sono stato in credito, non in debito». Oggi, dice, qualcuno accanto non gli manca, e la solitudine non è un peso: «A volte la cerco proprio io, ne ho bisogno. Invece dei rimpianti, vado a ritrovare emozioni che ho perso. Ognuno di noi, soprattutto a questa altezza del calendario, si guarda indietro e pensa: “Che peccato”. Ma è normale. Anche il mio angelo custode ha 75 anni. Non corre più, non gli va di fare un cavolo, sta sempre in panchina, ha le alucce mosce».
Nella nuova intervista, Renato ha anche parlato della sua famiglia. Ricordando i tempi in cui usciva di casa in borghese e nell’androne si vestiva da Renato Zero, per non farsi scoprire dal padre poliziotto: «Abitavo nella casa di una cooperativa di poliziotti. Erano 136. Un giorno mio padre mi sorprese con un fagotto. “Che hai lì dentro?”. “Nulla papà”. “Fammi vedere”. Con imbarazzo ho aperto il sacchetto. C’era qualche boa di piume, qualche tutina di lurex. Mi disse: “Non hai più bisogno di nasconderti, vestiti come vuoi, da domani esci così”».
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