Marche

«Gli ha trafitto il cuore, è morto subito»


FABRIANO Un’unica coltellata che ha perforato il torace raggiungendo il cuore e un polmone. È morto all’istante Hekuran Cumani, il 23enne di origine albanese residente a Fabriano, ucciso sabato alle 4.30 nel parcheggio del Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università di Perugia, al culmine di una rissa con un gruppo di magrebini. È quanto emerge dalle prime risultanze dell’autopsia disposta dalla procura di Perugia ed eseguita ieri dal professor Massimo Lancia e dal medico legale Anna Maria Verdelli, incaricati insieme alla tossicologa Paola Melai.

La direzione

Il fendente mortale sarebbe stato sferrato dall’alto verso il basso, con un coltello dalla lama non particolarmente lunga e sottile. L’arma del delitto non è stata trovata. Secondo la procura, a sferrare quel colpo mortale, sarebbe stato un 21enne di origine tunisina (difeso dall’avvocato Vincenzo Bochicchio) ora indagato per omicidio volontario e minacce. Il suo perito di parte, il dottor Sergio Scalise, ha preso parte all’autopsia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti sarebbe stato lui – visto armeggiare con due coltelli – ad aver ucciso Hekuran dopo aver già ferito il fratello Samuele. Il giovane è a piede libero, poiché non sono state disposte misure cautelari. Appartiene al gruppo di nordafricani residenti a Ponte San Giovanni che, al termine del party del venerdì universitario nel locale “100Dieci”, avrebbe aggredito Hekuran, il fratello minore e altri 8 loro amici partiti da Fabriano.

Sotto indagine sono finiti anche una ragazza italiana di 20 anni (difesa dall’avvocato Franco Libori) per porto di oggetti atti ad offendere; lo stesso reato è ipotizzato per un 18enne italo-marocchino (difeso dal legale Giuseppe Gasparri) denunciato anche per minacce; un 38enne di origine africana residente a Perugia (difeso dall’avvocato Andrea Ulivucci e Michele Morena) deve rispondere di minacce e lesioni.

Le consulenze

Indagato per lesioni e anche il buttafuori del locale. Oltre al medico legale, la procura ha affidato l’incarico a due genetiste, la dottoressa Eugenia Carnevali responsabile del Laboratorio di Scienze forensi dell’Istituto di Medicina legale di Terni e la dottoressa Simona Severini dello stesso istituto. Dovranno cercare tracce del sangue di Hekuran e del fratello sugli indumenti prelevati in casa degli indagati (un paio di pantaloni della tuta del 21enne, le scarpe del 18enne marocchino) e sui campioni biologici isolati nella Opel Corsa sequestrata alla ragazza e sui tappetini di una Audi A3 con cui l’indagato sarebbe scappato dopo l’omicidio.




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