“Possono abbattere i droni nemici”. Le nuove regole di Taiwan
Taiwan ha formalizzato per la prima volta le condizioni in cui le sue forze armate possono abbattere droni sospetti. Quest’ultima mossa avallata dal governo guidato da William Lai sottolinea l’intensificarsi delle tensioni nella regione e la necessità da parte di Taipei di chiarire le norme d’ingaggio in uno scenario sempre più instabile. Le nuove linee guida sono state presentate nel Rapporto Nazionale sulla Difesa 2025 e introducono un procedimento in quattro fasi. Ecco che cosa sappiamo.
Taiwan mette i droni nel mirino
Come ha spiegato il South China Morning Post, le quattro fasi riguardano l’identificazione e il monitoraggio dell’eventuale dispositivo nemico, l’allerta e la notifica, la verifica della sicurezza e infine il fuoco difensivo. Detto altrimenti, i soldati taiwanesi dovranno progressivamente valutare la minaccia prima di passare all’azione, riducendo il rischio di errori o escalation indesiderate. Questa codificazione arriva in risposta all’aumento delle incursioni di droni della Cina continentale nelle vicinanze dell’isola o sopra di essa. Taiwan segnala infatti attività regolari non solo sopra la terraferma, ma anche vicino alle sue isole periferiche come Quemoy (Kinmen) e Matsu, collocate a pochi chilometri dalle coste cinesi.
Queste misure non sono solo simboliche. Codificare le regole d’ingaggio serve a dare ai militari di Taipei una base chiara e legalmente vincolante nel rispondere alle provocazioni rivali senza eccedere o cadere nella reazione avventata. In un contesto in cui ogni volo di droni – anche non armati – può essere percepito come provocazione o test, il margine di errore è minimo. In ogni caso, resta da capire quanto queste norme riusciranno a essere efficaci sul campo. Molto dipenderà dalla rapidità delle comunicazioni, dalla qualità dei sistemi di identificazione e dalla disciplina nell’applicazione da parte degli operatori.
Alta tensione con la Cina
Bisognerà poi capire cosa intenderà fare la Cina, visto che ogni nuova regola di Taipei viene interpretata da Pechino come un’escalation politica o militare. In ogni caso, le truppe taiwanesi devono “prima identificare e tracciare qualsiasi drone non identificato” e “segnalarlo ai comandanti, assicurandosi che non vi sia alcun pericolo per i civili“. Se il drone continua ad avvicinarsi, si legge nel rapporto, “dovranno essere utilizzati razzi di avvertimento o sirene per allertare le unità circostanti e le forze dell’ordine locali“.
Solo dopo aver confermato la sicurezza dell’area, i soldati sono autorizzati a utilizzare armi leggere, solitamente di calibro pari o inferiore a 7,62 mm, o mitragliatrici specializzate per l’interferenza dei droni, per abbattere il bersaglio. Le misure sono state concepite per garantire che le truppe “rispondano immediatamente e combattano immediatamente“, combinando “metodi soft-kill e hard-kill“.
Nel fratempo il presidente cinese Xi Jinping ha inviato un messaggio di congratulazioni alla neo leader del principale partito di opposizione taiwanese, il Kuomintang (Kmt), Cheng Li Wun, chiedendo sforzi congiunti “per promuovere la riunificazione“.
Xi, secondo l’agenzia di stampa statale Xinhua, ha detto di sperare che sia il Partito comunista cinese sia il Kmt possano “rafforzare il loro fondamento politico comune e unire la stragrande maggioranza della popolazione di Taiwan per approfondire gli scambi e la cooperazione, promuovere lo sviluppo comune e promuovere la riunificazione nazionale“.
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