Dante, il poeta di 10 anni della Val Pusteria che racconta Stalingrado – Cronaca
BOLZANO. Dante Benedetti ha dieci anni e tre grandi passioni. La prima è leggere. La seconda è la storia. La terza: scrivere racconti e poesie. Dante Benedetti vive a San Lorenzo di Sebato, Pusteria, nel profondissimo nord della nostra provincia. Non gli piacciono i telefonini, non usa TikTok, detesta la PlayStation. Ama i racconti di Mario Rigoni Stern, le storie di cacciatori e soldati sconfitti dalla sorte e dalla storia. Frequenta la quinta elementare a casa. La sua insegnante è la mamma, Marta Meloni. Sabato 18 ottobre, Dante Benedetti ha vinto a Sestri Levante il prestigioso premio letterario “Carlo Bo Giovanni Descalzo 2025”, sezione poesia, riservato ai giovani fino ai 18 anni, superando ragazzi e ragazze delle scuole superiori e delle medie.
La sua poesia, dal titolo «L’Appassionata», ha conquistato la giuria. Ancora più sorprendente cosa lo ha ispirato: l’ultima lettera di un soldato della Wehrmacht, ormai senza speranza, nella sacca di Stalingrado. «Ho letto diversi libri sul fronte orientale e sull’assedio, che poi si è trasformato in una trappola per le truppe tedesche circondate dall’Armata Rossa. Uno di questi libri mi ha impressionato parecchio. Raccoglie le lettere dei soldati rimasti nella sacca». Il libro è “Ultime lettere da Stalingrado”, uscito per Einaudi alla fine degli anni ’50. Le lettere partirono con l’ultimo aereo della Luftwaffe decollato dalla città. Hitler le fece sequestrare: erano un atto d’accusa contro di lui e contro la Germania nazista. Di fronte alla fine ormai certa, i soldati abbandonati insultano il Führer e i gerarchi. «Dopo la guerra – spiega Dante – sono riemerse dagli archivi. Documenti eccezionali, molto commoventi». In particolare, a colpire Dante è stata la lettera alla moglie di un ufficiale che, nella vita “prima”, era stato un pianista.
«Le scrive che, se sopravviverà, non potrà più suonare, perché per il gelo ha perso il pollice sinistro e le tre dita centrali della mano destra. Le racconta che in quell’inferno, in mezzo alla strada, è spuntato chissà come un pianoforte a coda. Alcuni compagni martellavano a caso sui tasti, producendo un suono sinistro, senza melodia. Ma poi, un soldato, anche lui pianista, si è seduto e ha suonato l'”Appassionata” di Beethoven. E di fronte a tanta bellezza, un centinaio di commilitoni, incuranti dei colpi, del freddo, delle granate, si sono messi intorno al piano ad ascoltare una musica meravigliosa, anche se molti di loro non sapevano nemmeno che fosse di Beethoven. Ecco: questa storia mi ha così toccato che ho voluto trasformarla in una poesia». Dante – a cui non sfugge che in quelle stesse terre si è tornati a combattere ferocemente – ha voluto approfondire la brutalità del fronte russo leggendo anche cosa accadde agli alpini italiani dell’Armir, partendo da un testo fondamentale: “Il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern. «Mi è piaciuto così tanto che poi ho letto anche altri suoi libri, come “Il bosco degli urogalli”».
Dante si appassiona così alle storie dei cacciatori solitari e malinconici di Rigoni, nel silenzio di montagne che assomigliano tanto a quelle dove vive lui. «Di recente – racconta – quando abbiamo sgomberato la casa di mio nonno qui a San Lorenzo, ho visto i suoi palchi e trofei di caccia: ho capito ancora più in profondità le parole di Rigoni Stern». Risultato: Dante ha scritto anche diversi racconti di cacciatori.
«Ma – dice con un incredibile realismo per la sua età – non li ho mandati a nessun concorso letterario: mi rendo conto che non è un tema facile e che i cacciatori non godono di grandi simpatie». Lui, invece, ne vede ancora il lato romantico, antico, legato alla montagna, al bosco, alla natura. È impressionante dialogare con un ragazzino che legge e ragiona come un adulto, con una sensibilità inaspettata su temi tanto delicati ma anche terribilmente attuali. La domanda è inevitabile: ma, Dante, non hai voglia di frequentare una scuola “vera”, di stare in classe con altri ragazzi e ragazze? La risposta spiazza: «No, preferisco proseguire anche le medie a casa. Posso leggere e seguire le cose che più mi interessano e che in una scuola “vera” non troverei».