Umbria

Pochi giorni alla nuova partenza dell’esploratore Barone. E’ chiaro che affronterà l’oceano a remi?


di Maurizio Troccoli

Quando bisogna raccontare le avventure di Lorenzo Barone, 28 anni, originario di San Gemini, vene sempre su il sospetto che non si intenda a pieno quello che sta per compiere. Anche questa volta è così, se non di più: pensare di attraversare, non a vela – che già è un’impresa – ma a remi l’oceano Atlantico è qualcosa che ha dell’incredibile. Se solo si prova a immaginare quello che può significare essere circondati da onde oceaniche, aere glia bissi marini sotto di se, proteggere le provviste a bordo, da acqua e movimenti bruschi, tenere la mente lucida anche sotto il sole a picco, insomma è un brivido che scorre lungo la schiena. Lorenzo questa sfida l’ha preparata con il massimo della competenza e della conoscenza che sono le uniche armi che smussano le paure. E’ andato nel mare a testarlo con la sua imbarcazione, ha testato anche il mal di mare e le altre incognite e ha deciso che si parte. Intendiamo, il mare, quello che appare come l’ostacolo più insidioso, è soltanto uno dei tanti inciampi che Lorenzo si diverte a mettere lungo il suo cammino.

Il progetto, intitolato “Project Dust”, lo porterà a seguire il viaggio invisibile della sabbia del Sahara fino all’Amazzonia, per raccontare e documentare come la polvere sahariana contribuisca alla fertilità della foresta tropicale. Questa volta unirà diversi mezzi di spostamento: bicicletta, barca a remi, trekking e canoa.

La spedizione si articolerà in quattro tappe principali. La prima sarà l’attraversamento del deserto del Sahara in bicicletta, con partenza prevista dal Ciad. Seguirà la traversata dell’oceano Atlantico a bordo di una barca a remi, senza motore né equipaggio di supporto. Una volta in Sud America, Barone attraverserà l’Amazzonia tra Guyana e Brasile, alternando tratti in bici, a piedi e in canoa, fino a raggiungere le Ande. L’ultima tappa lo porterà a tentare la scalata dell’Ojos del Salado, vulcano cileno di 6.893 metri, la vetta più alta del pianeta al di fuori dell’Himalaya.

Barone ha raccontato di aver preparato il viaggio per oltre un anno, lavorando alla logistica e all’allestimento dei materiali tecnici. L’allenamento ha riguardato diverse discipline per affrontare condizioni climatiche e ambientali molto diverse tra loro. Nonostante la dimensione internazionale della missione, l’esploratore ha mantenuto saldo il legame con la sua terra d’origine. È dall’Umbria, dove ha preparato parte del materiale e curato la comunicazione del progetto, che partirà per raggiungere il primo punto di raccolta in Africa. Negli anni, Barone ha sempre considerato la regione il proprio punto di riferimento logistico e umano, luogo dove tornare tra una spedizione e l’altra per preparare la successiva.

«Il senso di questo viaggio – ha spiegato – è mostrare come tutto nel mondo sia collegato. La sabbia che nasce nel Sahara viaggia per migliaia di chilometri e finisce per nutrire la foresta amazzonica: un messaggio che racconta quanto il pianeta sia un sistema unico, fragile e interdipendente».

Dopo oltre 100 mila chilometri percorsi in 64 Paesi, dal Circolo Polare Artico ai deserti dell’Asia, Lorenzo Barone affronta così la sua sfida più complessa. Una spedizione che unisce resistenza, curiosità scientifica e spirito di esplorazione.

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