Società

Libri per ragazzi. Tlon: La censura non protegge i minori, è soltanto un pretesto

Questo articolo sui libri per ragazzi è pubblicato sul numero 44 di Vanity Fair in edicola fino al 28 ottobre 2025.

Una recente inchiesta di The Atlantic mostra come tra il 2023 e il 2024 si siano registrati negli Usa oltre 10 mila casi di rimozione di libri «pericolosi» da biblioteche e librerie. La campagna di censura statunitense si dice motivata dalla preoccupazione per il benessere dei bambini e dal esiderio di preservare la loro innocenza, proteggendoli dai contenuti inappropriati.
Eppure, la censura è sempre sintomatica: osservando quello che una società sceglie di nascondere o vietare si scopre moltissimo intorno alle paure e ai desideri su cui si fonda. L’atto di censurare è una sorta di confessione in cui si manifestano quelle ansie che il potere vorrebbe controllare. In questo caso, la retorica fa leva su un istinto universale e legittimo: prendersi cura dei più vulnerabili. Come si fa a dirsi contrari? Quando si esamina quali contenuti vengano effettivamente ritenuti dannosi per i minori, però, il quadro che emerge è ben diverso.
Le biblioteche scolastiche americane contengono, infatti, innumerevoli libri che descrivono violenza, guerre, morti, tragedie, ma nessuno organizza campagne per rimuovere dagli scaffali Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque, che descrive parecchi dettagli dell’orrore della Prima guerra mondiale, o contesta la presenza dell’Odissea o della Bibbia, che descrivono nel dettaglio violenze, stupri e infanticidi. Ciò che rende un libro «inappropriato» per i potentissimi gruppi pro-censura americani come Moms for Liberty, a ben vedere, non è la presenza di contenuti potenzialmente disturbanti in sé, ma il messaggio che i libri veicolano. Non devono essere esposti testi che, per esempio, raccontano senza pregiudizi l’esistenza di persone Lgbtq+ o presentano il razzismo come problema sistemico piuttosto che individuale. I bambini possono quindi essere esposti alla violenza, alla morte e alla guerra, finché questi elementi non mettono in discussione le strutture fondamentali di potere della società.
È il caso di Heartstopper, una graphic novel (e poi serie Netflix di successo) che è stata contestata negli Stati Uniti e che anche in Italia ha generato diverse polemiche. La storia è quella di due adolescenti che si innamorano, affrontano insicurezze, scoprono la loro identità e navigano le complessità dell’amicizia e dell’affetto. Tutto questo viene descritto come «propaganda woke», perché osa mettere in scena l’esistenza di una relazione omosessuale come parte naturale del tessuto sociale, una storia d’amore tenera che non spaventa e non disgusta, ma provoca tenerezza e empatia.
La censura in questi casi fa arrabbiare, ma va considerata come una rivelazione: l’eterosessualità e la conformità di genere sono così fragili che bastano poche pagine di un fumetto per scatenare l’indignazione. La protezione dei minori è il pretesto, non la reale motivazione, che rimane invece il bisogno di tutelare un’idea di «normalità» che è diventata ormai – quella sì – una storia talmente parziale da essere incredibile.

Libri per ragazzi

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