John Elkann non vuole incontrare i giornalisti di Stampa e Repubblica per parlare della vendita dei giornali della famiglia Agnelli
Con un lungo comunicato il coordinamento dei Cdr del gruppo Gedi ha lamentato che la proprietà, rappresentata da Exor e da John Elkann, non ha accolto la richiesta di incontrare le rappresentanze delle due testate come queste avevano auspicato con un comunicato precedente, per avere maggiori informazioni sulla loro cessione e sulle possibili future strategie del Gruppo.
Il Coordinamento dei Cdr del gruppo Gedi prende atto con stupore della decisione della proprietà di non accogliere la richiesta di incontro avanzata dalle assemblee di giornalisti e giornaliste della Stampa e Repubblica.
Una richiesta semplice, condivisa, espressione diretta delle redazioni e motivata dall’urgenza di comprendere prospettive e strategie che riguardano il nostro futuro, respinta al mittente. Decisione che esclude anche ogni riflessione su quanto di utile può nascere da un dialogo tra proprietà, lavoratrici e lavoratori.
Questa chiusura incrina il rapporto di fiducia necessario per un confronto plurale, aperto e democratico tanto più indispensabile in un momento delicato per il destino del nostro gruppo: la mancanza di dialogo con le redazioni non fa che alimentare tensione. Nessuna sfida è possibile senza il coinvolgimento di chi ogni giorno garantisce l’uscita del giornale e dell’online con professionalità, rigore e senso di responsabilità.
Dopo lo spezzatino dei quotidiani locali ex Finegil, prima negato e poi realizzato, le voci di possibili cessioni di testate del gruppo Gedi preoccupano sempre più il coordinamento dei Cdr. È pieno diritto di un imprenditore vendere, ma è imprescindibile ricordare e riconoscere la funzione che le nostre società editoriali svolgono per la democrazia nel Paese. Non possiamo prevedere quali saranno i destini del nostro gruppo, ma non siamo disposti a rinunciare a un progetto di sviluppo solido, precise garanzie sulla qualità del lavoro giornalistico, la sua indipendenza e la sua coerenza con il patrimonio identitario delle singole testate.
Il dialogo non può essere unidirezionale. Di certo noi non mancheremo di rivolgerci alle lettrici e ai lettori, nonché alle istituzioni, anche raccontando come questo patrimonio editoriale, di conoscenza e di cultura, è stato svilito da scelte imprenditoriali prive di visione e coerenza con i proclami fatti sinora.
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