Andrea Maggi: «I ragazzi che hanno partecipato al Collegio per la fama sono diventati delle meteore. Da ragazzo volevo sparire: oggi mia moglie e mia figlia sono i miei punti di riferimento»
I ragazzi di oggi vengono spesso accusati di non essere abbastanza preparati: pensa che ci si accanisca troppo su di loro?
«Certo, soprattutto da parte degli adulti, che puntano il dito verso i ragazzi perché non vogliono capire che i problemi dei ragazzi derivano dai loro. La fragilità dei piccoli deriva da un infragilimento dei grandi. Mio padre, per dire, mi ha trasmesso sempre stabilità, era il mio punto di riferimento. Temo che oggi gli adulti non siano più i punti di riferimento dei ragazzi perché spesso si mostrano impreparati ad affrontare la vita nella maniera giusta. Quando accusiamo i ragazzi, in realtà accusiamo noi stessi».
Chi sono i suoi punti di riferimento oggi?
«I grandi scrittori. I russi, i francesi, ma anche un italiano come Italo Svevo, che ha scritto in tempi non sospetti un romanzo che spiega il presente alla perfezione, visto che oggi l’unica cosa che conta è il profitto. Se c’è una cosa che dobbiamo fare oggi è recuperare e riconquistare la nostra umanità: questa dovrebbe essere la nostra priorità. Ognuno di noi dovrebbe fare la sua parte: ci si accorge di essere umani anche quando si riceve un semplice grazie. Mi fa impressione il fatto che spesso ci commuoviamo e ci impressioniamo per i grandi drammi che vediamo dal telefonino e poi, di fronte a un vicino di casa che soffre, rimaniamo indifferenti. Dovremmo occuparci prima delle persone che ci stanno accanto e poi di tutto il resto».
Non aiuta il fatto che la tecnologia renda più deboli i ragazzi anche nel contesto scolastico. Nel saggio La fuga immobile, Walter Siti spiega che il registro elettronico ha tolto ai ragazzi la possibilità di comunicare in maniera autonoma i loro voti come si faceva un tempo.
«I ragazzi faticano a crescere proprio perché li abbiamo blindati: li controlliamo fino alla maggior età, da quando escono di casa a quando rientrano, e questo li porta a non avere alcuna possibilità di sperimentare e nemmeno di sbagliare. Infatti la prima volta che sbagliano vanno in crisi, perché non sembra essere ammessa alcuna iniziativa libera da parte loro. Se ricevono delle grandi cantonate è perché non gli abbiamo permesso di sbagliare prima».
Lei ha una figlia: che padre pensa di essere?
«Imperfetto, pronto a imparare da quelli più bravi di me. Purtroppo non ci sono manuali che ti insegnano a fare bene i genitori e, se ci sono, spesso non servono a niente. Devi cercare di entrare in sintonia con i tuoi figli senza, tuttavia, essergli amico. Perché quella è un’altra cosa».
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