Molise

Stellantis, spiragli per Mirafiori e Melfi ma a Termoli resta lo stallo | isNews

Progetto Gigafactory fermo e nessuna nuova assegnazione di motori. I sindacati chiedono chiarezza: “Serve una strategia industriale chiara per lo stabilimento molisano. L’Italia non può rinunciare a una produzione nazionale di batterie”


TERMOLI. Restano forti le preoccupazioni per il futuro dello stabilimento Stellantis di Termoli, ancora una volta escluso dai nuovi investimenti annunciati dal Ceo Antonio Filosa durante l’incontro con i sindacati metalmeccanici del 20 ottobre. Mentre a Mirafiori si parla di 400 nuove assunzioni e a Melfi si confermano nuovi modelli ibridi ed elettrici, il polo molisano continua a vivere una fase di stallo produttivo e di incertezza occupazionale, aggravata dallo stop al progetto Gigafactory.

La notizia, che – come riporta metalmeccanicinews.it – ha acceso la speranza in altri stabilimenti italiani, lascia invece Termoli in una posizione di sospensione: non risultano nuove assegnazioni di motori, e la joint venture ACC – incaricata di realizzare la fabbrica di batterie – non ha ancora fornito tempi certi né impegni concreti.

Il rischio, per i sindacati, è quello di un progressivo svuotamento industriale del sito, già segnato da anni di cassa integrazione e perdita di competenze. “È fondamentale – afferma la Fim Cisl – che anche l’Italia possa contare su una produzione nazionale di batterie. Senza la Gigafactory, il Paese resta ai margini della transizione elettrica”. Il segretario generale Ferdinando Uliano ha ribadito la necessità di rafforzare il “Piano Italia” con nuovi modelli e investimenti in grado di garantire volumi e occupazione, mentre Uilm e Fim si sono dette unite nel denunciare la mancanza di una transizione industriale sostenibile a livello europeo.

Le due sigle sindacali hanno infatti sottolineato come le politiche comunitarie sulle emissioni rischino di “distruggere l’industria senza salvare davvero l’ambiente”, chiedendo al Governo e a Stellantis di pretendere chiarezza e tempi certi sul destino del sito termolese.

“Termoli – ricordano i rappresentanti sindacali – è stato per decenni un punto di forza della meccanica italiana. Non possiamo permettere che resti vittima di un immobilismo che penalizza i lavoratori e l’intero territorio”.

Il prossimo tavolo di confronto del 20 ottobre al Ministero delle Imprese e del Made in Italy sarà, secondo i sindacati, un passaggio decisivo: se non arriveranno risposte concrete, si chiederà di spostare la vertenza a Palazzo Chigi, elevandola a questione nazionale.


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