Piemonte

“Il mio è il primo Crazy pizza di Torino, Briatore è venuto dopo: ora mi telefonano tutti”


«Io non sono Flavio Briatore e sto passando la maggior parte del mio tempo a spiegarlo ai clienti che ci chiamano. Quindi il mio appello è ai torinesi, fate attenzione perché questa confusione per me è un danno importante». Paolo Anastasio, 58 anni, è alla guida di Crazy Pizza nel quartiere Pozzo Strada a Torino da 25 anni. Una pizzeria che negli anni si è costruita la sua clientela «siamo una realtà a gestione familiare e ne abbiamo superate tante, siamo riusciti a scampare anche al Covid. Oggi i bei tempi sono passati ma comunque stiamo in piedi grazie ai clienti passati. Da tre settimane però è tutto più difficile».

Cosa è successo?

«Già due anni fa Briatore annunciò che voleva aprire un Crazy Pizza a Torino. Ma era un progetto lontano e le nostre realtà non sono concorrenti, parliamo di realtà diverse, quindi non mi sono preoccupato. Tre settimane fa, però, quando la notizia dell’apertura imminente si è diffusa, ho iniziato a ricevere telefonate di clienti che mi chiedevano quando avremmo aperto».

E lei cosa rispondeva ai clienti?

«Rispondevo che il nostro Crazy Pizza è aperto da ben 25 anni. Non mi sono preoccupato all’inizio, erano poche telefonate. Da quando ha aperto però il locale di Briatore ogni giorno sono inondato da richieste di clienti. Anche su The Fork sono pieno di richieste di prenotazioni. Persone che però non vogliono prenotare da me, sbagliano, così ogni volta devo chiedere: volete prenotare da me o da Briatore? Quindi non solo ricevo le telefonate ma devo anche spiegarmi».

Oltre alle telefonate, sono mai arrivati dei clienti nel suo locale di Pozzo Strada pensando che fosse il locale di Briatore?

«Finora no, proprio per questo passo parte del mio tempo a spiegare che sbagliano. Perché qui non ho 400 posti, ne ho molti di meno e non voglio che siano tolti ai miei clienti e riempiti da persone che non vorrebbero stare qui. O che mi trovo a discutere con persone che scoprono solo dopo di aver sbagliato. Ho anche chiamato il Crazy Pizza di Briatore per dire loro cosa stesse accadendo ma non ne sapevano nulla».

E da Briatore è stato contattato?

«No, non direttamente da lui. Ma un contatto c’è stato. Avranno le loro buone ragioni ma il mio locale è aperto dal 2000, cosa ne potevo sapere, allora o negli anni successivi, che in giro nel mondo c’era un Crazy Pizza di Briatore? Non ho copiato nessuno. Avranno le loro intenzioni, hanno depositato il marchio, ne devo parlare con il mio avvocato e magari incontrarci con il loro ma io non ho alcuna intenzione di fare nessuna guerra, vorrei solo che questo caos termini perché il paradosso sta confondendo i clienti».

Come spera termini questa vicenda?

«Non lo so, anzi se mi manda in pensione non mi dispiace. Scherzo, spero si risolva nel migliore dei modi, se devo cambiare nome spero si passi una mano sulla coscienza per aiutarmi a risolverla. So che è molto attento ai posti di lavoro e sono certo lo sarà anche in questo caso. Intanto il mio appello è ai torinesi: per favore, controllate se è il Crazy Pizza che cercano prima di chiamare».


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