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Un libro sulla menopausa | Vanity Fair Italia

Noi occidentali abbiamo sempre considerato questa fase della vita come una sconfitta o addirittura un lutto, quando finisce l’età fertile, diminuisce la capacità seduttiva, si diventa invisibili agli sguardi maschili e si soffrono sintomi di varia natura, tutti sgradevoli. Eppure da un’esperienza di così profondo mutamento si può ripartire per un nuovo inizio. Non a caso in Giappone la menopausa è konenki, un termine che significa rinnovamento. Forse anche per questo (e per la dieta ricca di soia, che contiene fitormoni) le donne di quel paese non soffrono di vampate.

Meno viste, ma più ascoltate

A ribaltare totalmente la lettura del fenomeno è proprio Gloria Origgi: «È inutile negare che tra i 45 e i 55 anni avvenga un cambiamento profondo (fisico, sociale, psicologico, neurologico). La fertilità dà un potere immenso a una donna e io stessa per diverso tempo non ho avuto il coraggio di dire al mio compagno che non avevo più il ciclo mestruale. Ma possiamo rovesciare la prospettiva e considerare che se pure diventiamo meno seducenti, la nostra invisibilità deve diventare un punto di forza. Puoi essere meno vista, ma più ascoltata, più autorevole e avere relazioni migliori e più solidali con gli uomini. Sappiamo tutte, per esempio, com’è difficile da giovani gestire rapporti professionali con i maschi. Io lavoro molto meglio con loro adesso che a 30 anni, quando finiva sempre con una mano nelle mutande. Tant’è che col mio primo professore ci ho fatto un figlio».

Un look fluido, queer, ma comunque attento all’estetica

Ma in pratica come affrontare questo passaggio?

«Bisogna venire a patti con un’immagine diversa di sé. Invece di rincorrere un’impossibile giovinezza attraverso la chirurgia plastica, avere un look più autorevole tramite abiti, pettinatura, trucco. Un look fluido, queer, meno giocato sulla femminilità tradizionale. Il primo ad averlo suggerito è stato Giorgio Armani con i suoi tailleur negli anni ’80. E mentre le giovani arrancano sui tacchi a spillo, fasciate in abiti super attillati, noi possiamo decidere di vestirci comode, senza essere sciatte. Essendo quindi più libere», dice Origgi. Ciò non significa, naturalmente, che bisogna trascurarsi. Al contrario, si può e si deve preservare una bellezza autentica, che non teme il passare degli anni ma li affronta al meglio, con il taglio di capelli più corto, il colore sempre in ordine, il trucco nude molto più discreto di un tempo e una routine cosmetica attenta alla qualità dei prodotti e alla loro efficacia idratante e nutriente.

Un libro sulla menopausa

Cambiamenti fisici e mentali

Nel libro lei ripercorre tra l’altro la storia della scoperta degli ormoni e delle terapie sostitutive, verso le quali c’è ancora un pregiudizio radicato, tanto che in Italia ne fa uso solo il 5% delle donne.
«La verità è che abbiamo bisogno di estrogeni. Ognuna deve discuterne col suo ginecologo, per capire se può assumerli. Sta di fatto che gli ormoni bioidentici di nuova generazione proteggono il sistema cardiovascolare, le ossa e perfino il cervello».

Perché con la menopausa cambia anche quello?
«Assolutamente. Scompare il multitasking femminile, di cui non abbiamo più bisogno perché i figli sono grandi. Se ne va anche il baby talk, la competenza cognitiva femminile nel comunicare con i lattanti. In compenso siamo più concentrate, lavoriamo meglio. Ed è il momento di investire nella seconda formazione, imparando un’altra lingua, seguendo corsi di pittura o ceramica, dedicandosi ad attività nuove».

Diventare donne nuove

Va detto, inoltre, che siamo una delle pochissime specie che sopravvivono a lungo dopo la fine della fertilità. Di solito questo momento coincide con la morte dell’animale, ormai inutile dal punto di vista riproduttivo. Noi, invece, possiamo sopravvivere alla menopausa anche per 40 anni o più. La stessa cosa accade, curiosamente, solo alle orche (tra le quali le anziane diventano leader nella caccia), ad alcune giraffe e scimpanzé. Le ipotesi per spiegare questa eccezione in natura sono molteplici: esiste per esempio la “teoria della nonna”, per cui nella nostra specie le donne, liberatesi del ruolo di madri, possono aiutare le più giovani a allevare la prole. Origgi preferisce pensare, invece, che «si tratta di diventare donne nuove, magari invisibili dal punto di vista seduttivo, ma proprio per questo più libere di esprimersi e di essere: l’invisibilità della menopausa diventa allora una chiave per acquisire un ruolo sociale ed esistenziale differente, in modo che le donne possano finalmente vivere un’esistenza senza maschere, basata su chi davvero sono e non su come gli altri vogliono vederle». Una libertà dall’immagine di sé e dall’estetica che a noi sembra, purtroppo, ancora situata nell’empireo delle speculazioni filosofiche, più che nella realtà.

Parliamone di più

Di fatto la menopausa rimane un argomento di cui non si parla abbastanza: le donne, sostiene Origgi, hanno un pudore femminile per cui non si lamentano dei disturbi che provano. I medici in generale non hanno una preparazione specifica sul punto, anche perché la menopausa non è localizzabile in un organo (perciò non esiste lo specialista della menopausa), è una trasformazione naturale «vista dalla medicina come un destino», per cui viene sostanzialmente ignorata (anche a causa di una «misoginia diffusa», che trascura il corpo delle donne). «Ne scrivo perché questa transizione fondamentale esca finalmente dall’ombra», dice Origgi. E ha ragione. Per questo il suo breve libro sulla menopausa andrebbe letto dalle donne di ogni età, per riflettere sul tema e discuterne insieme un po’ più spesso che una volta l’anno, il 18 ottobre, quando cade per l’appunto la giornata mondiale della menopausa.

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Guerlain Orchidée Impériale la Crème de Longevité

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