Simone Anzani dall’operazione al mondiale: «Quando c’è di mezzo il cuore, è diverso»
Simone Anzani e la nazionale nel 2023NurPhoto/Getty Images
«In 13 anni ho fatto tantissime esperienze ed è stato bellissimo finire così. Il copione che avevo scritto è diventato ancora meglio quando è stato recitato, la degna chiusura del mio cerchio con la maglia azzurra» spiega Anzani che aveva sognato di finire con un vittoria importante e temuto di non avere più un futuro in nazionale. Durante un controllo dai medici del Coni, nel 2023, si scopre un problema, durante una prova da sforzo si verificano aritmie. A giugno l’intervento per una ablazione cardiaca, ma ne servirà un altro a fine agosto. L’estate successiva, alla vigilia delle Olimpiadi Parigi, il problema si ripropone. Sempre d’estate, 2023 e 2024: nel bene e nel male, negli stop e nelle vittorie.
«Noi abbiamo la fortuna in Italia di essere curati e assistiti da medici bravi, attenti e scrupolosi. Ci sono però eventi, storie che non possiamo dimenticare, poche, ma ci sono: Bove, Astori. La mia paura più grande era quella di tornare a giocare e cadere in campo, con la mia famiglia sugli spalti ad assistere a una scena del genere. Non ho mai rischiato la vita, per fortuna, sono sempre stato controllato e abbiamo escluso qualsiasi tipo di problematica, ma quei pensieri c’erano. Il mio obiettivo era l’Olimpiade dell’anno scorso, poi c’è stato l’ennesimo stop, però dovevo finire a mio modo, dovevo giocare il mio mondiale».
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