Jeremy Allen White presenta Springsteen – Liberami dal nulla: «Quando il Boss ti sceglie, non puoi dire di no»
Jeremy Allen White continua a scegliere ruoli che riescono a mandare un messaggio al largo pubblico. Dal Carmy di The Bear al Boss di Springsteen – Liberami dal nulla, l’attore newyorkese ha incarnato due talenti inarrestabili bisognosi però entrambi di aiuto. Una delle cose più difficile da chiedere, necessaria però per non finire alla deriva. «Penso che i film a cui le persone tengono di più siano quelli che riguardano l’identità, la ricerca della propria famiglia, non solo di sangue, ma di appartenenza», afferma durante la presentazione a Roma del film scritto e diretto da Scott Cooper, in uscita il 23 ottobre.
«Sento di essere attratto da storie di giovani uomini persi, solitari, in cerca di un obiettivo. Ed effettivamente sia Carmy che Bruce si trovano a vivere delle emozioni molto intense che soprattutto Springsteen è riuscito a saper comunicare attraverso l’arte e la sua musica. Lo ha anche detto riferendosi a quel particolare momento della sua vita: per lui non c’era nessun problema a passare tre o quattro ore su di un palco o in uno studio di registrazione, erano le restanti venti ore con cui doveva combattere».
Springsteen – Liberami dal nulla: dagli anni Ottanta al rapporto genitori-figli
Springesteen – Liberami dal nulla porta sul grande schermo il libro Liberami dal nulla. Bruce Springsteen e Nebraska di Warren Zanes, opera che si concentra sul 1982, anno di svolta per l’artista che si apprestava a incidere uno degli album più significativi della sua carriera, Nebraska, in cui riversava moltissimo del suo personale. L’infanzia, il rapporto con i genitori, la violenza del padre: i sentimenti più privati e ruvidi finiscono all’interno di un’opera che avrebbe raccontato la vita interiore del Boss, ad oggi ancora la più sentita del suo intero percorso professionale.
È stato anche il motivo per cui, dopo anni, Springsteen ha accettato di realizzare un film sulla propria vita e musica: «Quando ha detto di sì è stato gratificante», ricorda il regista. «È dal 1986 che chiedono a Bruce di fare un film sulla sua vita e ha sempre declinato. Quando ci siamo incontrati mi ha detto che aveva accettato solo perché ci saremmo concentrati su Nebraska. È un album a cui anch’io tengo molto, è quello con cui mio padre mi ha fatto conoscere Springsteen. Il film è dedicato a lui, che è venuto a mancare il giorno prima che cominciassimo a girare e che ha infuso il suo spirito durante tutta la lavorazione».
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