Armonici naturali e artificiali sulla chitarra: istruzioni per l’uso
Gli armonici, naturali e artificiali, ampliano il linguaggio chitarristico e arricchiscono arrangiamenti e timbri: ecco come studiarli e usarli.
Molti chitarristi ignorano un intero universo timbrico che è già presente sotto le loro dita: quello degli armonici. Non servono pedali, effetti o strumenti particolari per ottenerli, basta conoscere alcune regole di base e imparare a controllarli.
Dietro quei suoni così limpidi e particolari c’è un potenziale enorme per arricchire arrangiamenti, melodie e fraseggi di qualunque stile musicale.
Cosa sono davvero gli armonici
Gli armonici non sono un effetto particolare né un trucco segreto: sono il risultato diretto delle leggi fisiche che regolano la vibrazione delle corde.
Ogni corda, quando viene pizzicata, non vibra soltanto nella sua lunghezza intera (producendo la nota fondamentale) ma anche in porzioni più piccole, dette suddivisioni armoniche. In questi punti particolari, chiamati nodi, la corda resta ferma e la vibrazione si divide in segmenti più corti, ciascuno dei quali produce un suono più acuto rispetto alla nota originale.
Quando appoggiamo leggermente un dito su uno di questi nodi senza premere la corda fino al tasto e pizzichiamo la corda, isoliamo queste vibrazioni parziali ottenendo un suono limpido, sottile e ricco di armoniche superiori, con un timbro molto diverso dalla nota fondamentale.
È proprio questa combinazione di chiarezza, leggerezza e brillantezza a rendere gli armonici così affascinanti dal punto di vista timbrico.
Sulla chitarra ci sono alcune posizioni chiave dove questi fenomeni si manifestano con più facilità:
- al dodicesimo tasto otteniamo la seconda armonica, ossia un suono un’ottava sopra la nota fondamentale;
- al settimo tasto la corda si divide in tre parti producendo la terza armonica, che corrisponde a un’ottava più una quinta sopra;
- al quinto tasto otteniamo la quarta armonica, cioè la nota due ottave sopra quella di partenza.
Questi tre punti sono i più utilizzati perché offrono un suono stabile, pulito e facilmente controllabile. Salendo oltre (per esempio attorno al nono tasto o più vicino al ponte), gli armonici diventano via via più deboli, il loro volume si riduce e le loro frequenze non coincidono più perfettamente con il sistema temperato della chitarra, risultando leggermente calanti o crescenti rispetto alle note standard.
Questo non li rende inutilizzabili, anzi: molti chitarristi sfruttano proprio queste micro-differenze per ottenere sfumature timbriche più “vive” e naturali. L’importante è capire che gli armonici non sono un semplice ornamento, ma un linguaggio sonoro alternativo, capace di aggiungere profondità e colore al nostro modo di suonare.
Quando la tecnica incontra la creatività: gli armonici artificiali
Il passo successivo è quello degli armonici artificiali, che ci permettono di ottenere questi suoni su qualsiasi nota della tastiera. In questo caso diteggiamo una nota con la mano sinistra e con la destra appoggiamo delicatamente un dito in un punto preciso della corda – di solito dodici tasti più avanti – pizzicandola con il pollice o con il thumbpick. Il risultato è un’ottava superiore della nota diteggiata, con un suono sottile ma deciso.
Questa tecnica, sviluppata e portata a livelli altissimi da chitarristi come Lenny Breau, amplia enormemente il vocabolario sonoro a disposizione. Come spiega Alberto Lombardi, chitarrista fingerstyle e docente su Musicezer:
“Questi armonici hanno già di per sé una importante applicazione nella gestione degli arrangiamenti e vengono utilizzati tanto dai chitarristi fingerstyle perché hanno alcuni grandi vantaggi: sono molto poetici, durano molto a lungo e hanno questo suono un po’ fiabesco” (Alberto Lombardi).
La possibilità di suonare armonici su qualunque nota trasforma questa tecnica in uno strumento compositivo potente: può essere usata per creare introduzioni suggestive, per sottolineare passaggi melodici o per inserire dettagli timbrici che danno profondità all’arrangiamento.
Armonici negli arrangiamenti: oltre l’effetto speciale
Spesso considerati un semplice abbellimento, gli armonici possono diventare parte integrante del linguaggio chitarristico. Inseriti nel punto giusto, cambiano completamente il carattere di un brano.
Lombardi, ad esempio, usa armonici naturali per reinterpretare la melodia di Eleanor Rigby dei Beatles, trasformando il brano in qualcosa di più sospeso e intenso.
Oppure li impiega per introdurre 4 marzo 1943 di Lucio Dalla con un suono poetico che richiama la linea del violino originale. La loro efficacia è evidente anche nei contesti più moderni: in un arpeggio pulito su chitarra elettrica o in un arrangiamento fingerstyle complesso, gli armonici creano contrasti dinamici e timbrici che catturano l’orecchio dell’ascoltatore e arricchiscono la struttura musicale.
Come sottolinea lo stesso Lombardi:
“La meccanica è estremamente semplice ma all’inizio ci vuole un sacco di pazienza per imparare il movimento fondamentale” (Alberto Lombardi).
La precisione è fondamentale: basta una pressione troppo decisa o un pizzico eccessivo per far emergere la nota principale invece dell’armonico. Serve controllo, leggerezza e costanza nello studio, qualità che si affinano solo con il tempo.
Esercizi per entrare nel mondo degli armonici
Per cominciare a familiarizzare con questa tecnica, puoi provare alcuni esercizi semplici ma efficaci:
1. Naturali base: sfiora delicatamente le corde sul dodicesimo tasto e pizzicale con il pollice o l’indice. Poi prova con il settimo e il quinto tasto. Ascolta come cambia il timbro e la risposta di ogni armonico.
2. Artificiali semplici: diteggia un La sulla seconda corda al secondo tasto. Appoggia leggermente l’indice della destra dodici tasti più avanti (quattordicesimo) e pizzica la corda: otterrai l’ottava superiore.
3. Sequenze di armonici: alterna armonici artificiali e corde a vuoto saltando due corde ogni volta. Fallo lentamente, mantenendo il volume uniforme e cercando di non suonare la nota fondamentale.
4. Armonici melodici: prova a costruire una linea melodica completa (anche solo una scala) usando solo armonici artificiali. Questo esercizio sviluppa controllo, precisione e sensibilità dinamica.
Un invito a sperimentare
Gli armonici sono una di quelle risorse che si rivelano poco a poco: più li studi, più scopri possibilità espressive nuove. Possono trasformare arrangiamenti semplici in idee raffinate, cambiare l’atmosfera di un brano o diventare la tua firma sonora personale.
Se vuoi approfondire il tema e vedere esempi concreti applicati ad arrangiamenti reali, puoi seguire il corso di Alberto Lombardi su Musicezer, per imparare a combinare melodia, accordi e ritmo con un metodo chiaro, pratico e progressivo.
Nel frattempo, la cosa più importante è mettersi alla prova: prendi la chitarra e sperimenta. Raccontaci nei commenti come procede il tuo percorso con gli armonici: quali risultati stai ottenendo? Quali difficoltà incontri?
Condividere esperienze e domande è il modo migliore per trasformare queste sfumature sonore in parte integrante del tuo stile.
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