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Jens Lekman – Songs For Other People’s Weddings: Canzoni per matrimoni ma non per funerali :: Le Recensioni di OndaRock

Come un folletto che sbuca da una scatola magica, Jens Lekman riemerge da un lungo oblio, appena stemperato da un progetto in coppia con Annika Norlin (“Correspondence”, 2019) e una rilettura del suo secondo album “Night Falls Over Kortedala” (re intitolato “The Linden Trees Are Still In Blossom”, 2022).
“Songs For Other People’s Weddings” non è solo un disco ma anche un romanzo, una raccolta di brani concepiti dal cantautore svedese come canzoni per matrimoni immaginari, scritti insieme allo scrittore David Levithan.
Quello tra Jens e David è un connubio che prende spunto da uno degli aspetti non proprio noti della vita del cantautore scandinavo: amici e fan presero sul serio una frase inclusa in una delle sue prime canzoni, “Se mai dovessi aver bisogno di uno sconosciuto che canti al tuo matrimonio, una scelta dell’ultimo minuto, allora sono l’uomo che fa per te”; il passaggio dalla finzione alla realtà fu prima scherzoso, ma con il tempo Lekman non solo si calò nel ruolo di cantante per matrimoni, ma concepì questo aspetto più frivolo come un lavoro secondario, maturando ben presto l’idea di mettere su disco questa curiosa esperienza professionale.

Con un dichiarato rimando all’atipico album di Frank Sinatra (“Watertown”) Jens Lekman si cala nel ruolo di romantico crooner, con una leggerezza orchestrale che evoca Burt Bacharach e una padronanza melodica che attraversa la storia della musica pop dai Beach Boys ai Magnetic Fields, intercettando sia Paul Simon che Sufjan Stevens.
A volte Lekman fonde l’immaginazione con la realtà, raggiungendo vertici espressivi nella lunga “Walking In Leipzig”, un concentrato di ironia e nonsense, un brano dalle tinte noir che per i primi cinque minuti ricorre all’inganno semantico della spensieratezza prima che fisarmonica e voce entrino di soppiatto, ribaltando lo scenario, per poi ritornare su lande folk-pop.
In questo carosello di varie umanità, Lekman ricorre a eleganti atmosfere soft disco (“Candy From A Stranger”), a slanci balearic dance perfetti per un’esotica fuga d’amore (“On A Pier, On The Hudson”) e a intuizioni pop-rock che con un pizzico di grinta posticcia potrebbero ambire a traguardi commerciali considerevoli (“With You I Can Hear My Own Voice”).
È un costante gioco di realtà e illusioni, il nuovo disco di Jens Lekman, tra flussi poetici e melodie che addolciscono la mente e il cuore senza alterare il tasso glicemico dell’ascoltatore. In tal senso sono esemplari sia l’ondeggiare  di “The First Lovesong” sia l’accorata ballad per piano e orchestra di “Speak To Me In Music”.

Gli otto anni trascorsi dall’ultimo album “Life Will See You Now” non sono passati invano. Lekman ha assemblato il puzzle più fastoso e sagace della propria carriera, alternando struggenti gospel-country (“I Want To Want You Again”) a funky-pop dal tono burlesco con ottoni e tastiere al seguito (“Wedding In Brooklyn”), restando fedele ad arrangiamenti tanto colti quanto graziosi.
Quel che sorprende di “Songs For Other People’s Weddings” è l’attenzione sia narrativa sia musicale che Lekman dedica a ognuna delle diciassette canzoni: il fine fraseggio acustico di “GOT-JFK”, le ingegnose soluzioni d’arrangiamento quasi teatrali di “Two Little Pigs”, la splendida perfomance vocale di “Matilda Sargren” sulle note romantiche e barocche di “You Have One New Message” e il finale alla Elton John di “The Last Lovesong” sono momenti ad alto tasso melodico che anche i rockettari troveranno interessanti e intensi.

26/09/2025




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