Molise

La musica come ponte tra culture e generazioni: successo per il Sonika Art Festival | isNews

Bilancio positivo per la kermesse che si è tenuta a Campobasso


CAMPOBASSO. Si è chiusa ieri sera a Campobasso, con un bilancio estremamente positivo per l’interesse suscitato, la settima edizione del Sonika Art Festival, la rassegna che ha riempito di suoni e significato le location storiche della città. Organizzato e promosso dall’associazione Tèkne Aps, il festival ha dimostrato con forza che la musica non è solo cultura, ma culture al plurale: un fenomeno che trascende generazioni e geografie, capace di mettere in dialogo il cantautorato d’autore con la sperimentazione più audace.

L’evento è stato reso possibile grazie al fondamentale sostegno del Comune di Campobasso e al patrocinio di Confcommercio Molise, inserendosi nel programma “Anno della Sostenibilità 2025 – Turismo sostenibile”. Una partnership che ha saputo valorizzare il territorio attraverso un linguaggio universale raggiungendo la stampa nazionale, grazie anche alle partnership di Unilab, Rental e Radio AltriSuoni.

Questa edizione ha offerto un percorso sonoro variegato, un ponte tra mondi artistici diversi. L’apertura del festival è stata affidata al live unplugged di Iacampo, che ha inaugurato la rassegna con grande intensità. Le serate successive hanno visto alternarsi le performance crossmediali di A Smog Museo e Archivio Futuro, e le sonorità sperimentali di Massimo Silverio, che ha mescolato radici popolari e avanguardia.

Il gran finale, che ha consacrato il successo del festival, è stato il live di Umberto Maria Giardini. La sua performance non è stata solo un concerto, ma un’esperienza d’ascolto collettiva, un momento di profonda connessione tra artista e pubblico.

Sonika Art Festival si conferma così come un appuntamento imperdibile, capace di offrire un’esperienza artistica che va oltre il semplice intrattenimento, spingendo il pubblico a una riflessione più profonda. Come sosteneva nel 1977 Jacques Attali, saggista francese e ministro della cultura con Mitterand, nel volume “Rumori”: “Da venticinque secoli la cultura occidentale cerca di guardare il mondo. Non ha capito che il mondo non si guarda, si ode. Non si legge, si ascolta.”


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