Assegno di cura, attese di 9 mesi: task force per accorciare le liste – Cronaca
BOLZANO. Assegno di cura: si cambia. L’assessora Rosmarie Pamer ha pronto un pacchetto di misure (alcune sono già avviate) per accorciare i tempi d’attesa e alleviare il carico burocratico, con una spinta sui team di valutazione, che nei piani del Sociale dovrebbero passare dagli attuali 17 ad almeno 20.
I più penalizzati sono bolzanine e bolzanini: nella città capoluogo, le liste d’attesa arrivano in media a otto mesi e mezzo, a fronte di tempi di attesa più che dimezzati (quattro mesi) in val Pusteria. La novità maggiore riguarda le demenze. «Ogni anno, 1.500 persone ricevono una diagnosi di demenza», spiega Petra Götsch, dell’ufficio Valutazione della non autosufficienza. Per ottenere l’assegno di cura, infatti, non sarà più necessaria la doppia valutazione, ma basterà la certificazione della Memory Clinic, l’area della Geriatria che si occupa dei disturbi della memoria.
Ieri, a Palazzo Widmann, sono state presentate diverse misure a breve, medio e lungo termine. La premessa di Rosmarie Pamer: «Lo sviluppo demografico, la carenza di personale qualificato e l’aumento delle domande in fase di elaborazione hanno comportato un aumento sempre maggiore dei tempi di attesa per ricevere una valutazione». I team di valutazione sono 17, ognuno composto da un infermiere e un operatore socioassistenziale.
L’assegno mensile di cura varia a seconda del fabbisogno: fino a 120 ore di assistenza è pari a 587,50 euro, fino a 180 ore è di 900 euro, fino a 240 ore di 1.350 euro e oltre le 240 ore al mese arriva a 1.800 euro. La domanda è in aumento. Ma non sempre alla richiesta corrisponde una valutazione da parte del team. E così, nel 2020 sono state svolte 4.214 valutazioni (di cui 980 d’ufficio) a fronte di 6.485 domande, l’anno successivo 5.070 di cui 1.017 d’ufficio (7.142 le domande), nel 2022 si sono registrate 4.522 valutazioni e sono state presentate 7.268 domande, nel 2023 sono arrivate 6.298 valutazioni (di cui 1.516 d’ufficio), con 7.910 domande. L’anno scorso le valutazioni sono state 5.506 a fronte di un record di domande, 8.122. I dati del primo semestre del 2025 sembrano annunciare una flessione: al 30 giugno scorso risultavano 3.715 domande presentate e 2.623 valutazioni svolte.
I tempi di attesa? Lunghi, specialmente a Bolzano città, seguita da Oltradige e Bassa Atesina (otto mesi) e il territorio di Bolzano e dei suoi dintorni (sette mesi e mezzo). In val Venosta l’attesa media è di sette mesi, nel Burgraviato di sei mesi e mezzo, in valle Isarco di cinque mesi e mezzo. Rinforzare soltanto le squadre di Bolzano, ad esempio portandovi operatrici e operatori dalla val Pusteria, non sarebbe possibile perché «non è facile andare da Brunico a Bolzano, specialmente in estate, con l’afflusso di turisti», spiega Rosmarie Pamer. Le code infinite sulle strade bloccano anche chi lavora. «In città le domande in entrata sono di più, e nel capoluogo manca un team», aggiunge Petra Götsch.
Come misure a breve termine, cioè in fase di avvio, è prevista l’assegnazione d’ufficio di un determinato livello assistenziale per le persone con una diagnosi di demenza. Non sarà più necessario ottenere anche il certificato del medico di famiglia: sarà sufficiente la sola diagnosi della Memory Clinic dell’Azienda sanitaria. Analogamente si provvederà a un più intenso lavoro di insieme negli ambiti del sociale e della salute, anche collaborando con i medici di famiglia. Saranno aggiunti sette uffici per il personale e 16 per le valutazioni. L’obiettivo di tutte queste misure è di evitare la doppia valutazione per persone anziane o con demenza (in questo caso, si assume che la diagnosi implichi il bisogno di cura) e di ridurre tempi di attesa e burocrazia.
Nel medio periodo, cioè nel 2026, il Sociale si ripropone di aumentare i team di valutazione attraverso il distacco di operatori socioassistenziali dalle comunità comprensoriali e la messa a disposizione di infermieri da parte dei distretti sanitari della Asl. L’adeguamento del software gestionale permetterà di ottimizzare le procedure amministrative e quindi di ridurre il carico burocratico per i team di valutazione. Infine, con l’obiettivo di una rilevazione omogenea e aggiornata del bisogno assistenziale e di un aumento delle valutazioni, nel lungo periodo il modulo di valutazione attualmente in uso sarà sostituito da un nuovo strumento che oggi è in via di elaborazione a livello nazionale. Bisogna però attendere le modifiche nazionali in materia di disabilità e di assistenza alle persone anziane non autosufficienti.
S.M.
. L’assessora Rosmarie Pamer ha pronto un pacchetto di misure (alcune sono già avviate) per accorciare i tempi d’attesa e alleviare il carico burocratico, con una spinta sui team di valutazione, che nei piani del Sociale dovrebbero passare dagli attuali 17 ad almeno 20.
I più penalizzati sono bolzanine e bolzanini: nella città capoluogo, le liste d’attesa arrivano in media a otto mesi e mezzo, a fronte di tempi di attesa più che dimezzati (quattro mesi) in val Pusteria. La novità maggiore riguarda le demenze. «Ogni anno, 1.500 persone ricevono una diagnosi di demenza», spiega Petra Götsch, dell’ufficio Valutazione della non autosufficienza. Per ottenere l’assegno di cura, infatti, non sarà più necessaria la doppia valutazione, ma basterà la certificazione della Memory Clinic, l’area della Geriatria che si occupa dei disturbi della memoria.
Ieri, a Palazzo Widmann, sono state presentate diverse misure a breve, medio e lungo termine. La premessa di Rosmarie Pamer: «Lo sviluppo demografico, la carenza di personale qualificato e l’aumento delle domande in fase di elaborazione hanno comportato un aumento sempre maggiore dei tempi di attesa per ricevere una valutazione». I team di valutazione sono 17, ognuno composto da un infermiere e un operatore socioassistenziale.
L’assegno mensile di cura varia a seconda del fabbisogno: fino a 120 ore di assistenza è pari a 587,50 euro, fino a 180 ore è di 900 euro, fino a 240 ore di 1.350 euro e oltre le 240 ore al mese arriva a 1.800 euro. La domanda è in aumento. Ma non sempre alla richiesta corrisponde una valutazione da parte del team. E così, nel 2020 sono state svolte 4.214 valutazioni (di cui 980 d’ufficio) a fronte di 6.485 domande, l’anno successivo 5.070 di cui 1.017 d’ufficio (7.142 le domande), nel 2022 si sono registrate 4.522 valutazioni e sono state presentate 7.268 domande, nel 2023 sono arrivate 6.298 valutazioni (di cui 1.516 d’ufficio), con 7.910 domande. L’anno scorso le valutazioni sono state 5.506 a fronte di un record di domande, 8.122. I dati del primo semestre del 2025 sembrano annunciare una flessione: al 30 giugno scorso risultavano 3.715 domande presentate e 2.623 valutazioni svolte.
I tempi di attesa? Lunghi, specialmente a Bolzano città, seguita da Oltradige e Bassa Atesina (otto mesi) e il territorio di Bolzano e dei suoi dintorni (sette mesi e mezzo). In val Venosta l’attesa media è di sette mesi, nel Burgraviato di sei mesi e mezzo, in valle Isarco di cinque mesi e mezzo. Rinforzare soltanto le squadre di Bolzano, ad esempio portandovi operatrici e operatori dalla val Pusteria, non sarebbe possibile perché «non è facile andare da Brunico a Bolzano, specialmente in estate, con l’afflusso di turisti», spiega Rosmarie Pamer. Le code infinite sulle strade bloccano anche chi lavora. «In città le domande in entrata sono di più, e nel capoluogo manca un team», aggiunge Petra Götsch.
Come misure a breve termine, cioè in fase di avvio, è prevista l’assegnazione d’ufficio di un determinato livello assistenziale per le persone con una diagnosi di demenza. Non sarà più necessario ottenere anche il certificato del medico di famiglia: sarà sufficiente la sola diagnosi della Memory Clinic dell’Azienda sanitaria. Analogamente si provvederà a un più intenso lavoro di insieme negli ambiti del sociale e della salute, anche collaborando con i medici di famiglia. Saranno aggiunti sette uffici per il personale e 16 per le valutazioni. L’obiettivo di tutte queste misure è di evitare la doppia valutazione per persone anziane o con demenza (in questo caso, si assume che la diagnosi implichi il bisogno di cura) e di ridurre tempi di attesa e burocrazia.
Nel medio periodo, cioè nel 2026, il Sociale si ripropone di aumentare i team di valutazione attraverso il distacco di operatori socioassistenziali dalle comunità comprensoriali e la messa a disposizione di infermieri da parte dei distretti sanitari della Asl. L’adeguamento del software gestionale permetterà di ottimizzare le procedure amministrative e quindi di ridurre il carico burocratico per i team di valutazione. Infine, con l’obiettivo di una rilevazione omogenea e aggiornata del bisogno assistenziale e di un aumento delle valutazioni, nel lungo periodo il modulo di valutazione attualmente in uso sarà sostituito da un nuovo strumento che oggi è in via di elaborazione a livello nazionale. Bisogna però attendere le modifiche nazionali in materia di disabilità e di assistenza alle persone anziane non autosufficienti. S.M.