The Hives Forever Forever The Hives: Gli svedesi si autoincoronano monarchi illuminati del rock :: Le Recensioni di OndaRock
Un titolo che suona come un’auto acclamazione, una copertina che li ritrae nei panni di austeri sovrani. Del resto gli Hives non sono nuovi a look inattesi, anche se finora si erano perlopiù limitati a soluzioni meno ardite. Per “Veni Vidi Vicious”, venticinque anni fa, si presentarono in giacca e cravatta, e poi replicarono quattro anni dopo per “Tyrannosaurus Hives”. Il tutto sarebbe divenuto un marchio di fabbrica dal vivo. Gli abiti ancien régime sfoggiati oggi raccontano altro: con il trentennale dell’esordio “Barely Legal” ormai dietro l’angolo, gli svedesi (ri)mettono – non senza ironia – la loro bandierina sul pianeta del rock alternativo e ne rivendicano lo status di monarchi illuminati, come “The Hives Forever Forever The Hives” testimonia.
Difficile, in effetti, pronosticare un ritorno dei cinque di Fagersta più ruvido e spigoloso, almeno a tratti. L’indizio, forte e chiaro, l’aveva lanciato il primo singolo “Enough Is Enough”, un macigno di distorsioni e ritornelli opportunamente urlati che esplodono facendo spostare in alto l’asticella del loro garage-punk. Gli stilemi rock’n’roll dell’altro estratto “Paint A Picture” rappresentano il lato meno oscuro della medaglia, quello più spendibile, compreso il cambio nel tempo del chorus che invita a declamarlo nelle prossime sortite live. A mezza strada si posiziona “Legalize Living”, le cui strofe blacksabbath-iane si aprono improvvisamente in un altro ritornello melodicamente ineccepibile, secondo solo a quello dell’uptempo rockabilly “Roll Out The Red Carpet”.
Questo “The Hives Forever Forever The Hives”, come accennato, non si preoccupa affatto di continuare a sporcarsi le mani, come in “Hooray Hooray Hooray”, scorribanda sonica nella quale la voce di Pelle Almqvist si trasfigura a seconda del momento: cannibalesca all’inizio, più acuta man mano che il brano procede. Si sconfina persino in territori hardcore-punk in “O.C.D.O.D.”, a testimonianza di una scaletta che svaria nelle più diverse direzioni (c’è ancora tempo per menzionare una “They Can’t Hear The Music” da sbornia in compagnia).
Sospesi tra la voglia matta di pestare sull’acceleratore e la capacità innata di raggiungere un pubblico ben più ampio, quello radiofonico (quanto ci starebbe bene, in una delle tanti emittenti, una “Born A Rebel” che sa di Offspring, oppure la title track conclusiva?), gli Hives sembrano ancora divertirsi una cifra, che è poi il modo più semplice ed efficace per divertire anche chi ascolta.
05/09/2025