>>>ANSA/L’Ue non cede a Trump, multa a Google di 2,95 miliardi – Altre news
Alessandra Briganti
L’Ue non cede ai ricatti di
Donald Trump e dopo giorni di tensioni ai piani alti del
Berlaymont, infligge la multa della discordia. Uno schiaffo da
2,95 miliardi di euro a Google e all’impero pubblicitario
costruito attorno al motore di ricerca. La durata, la gravità
dell’infrazione, le precedenti sanzioni per abuso di posizione
dominante hanno convinto la Commissione europea a spiccare la
maxi sanzione.
Per l’esecutivo Ue, Mountain View ha violato le norme
dell’antitrust, favorendo i propri servizi tecnologici di
pubblicità display online a scapito dei fornitori concorrenti di
servizi tecnologici pubblicitari, degli inserzionisti e degli
editori online. Un’indagine lunga quattro anni, quella di
Bruxelles, che ha quindi ordinato a Google di porre fine a
queste pratiche di auto-preferenza e di attuare misure per
eliminare i conflitti di interesse lungo la catena di fornitura
dell’adtech. Il colosso Usa avrà ora 60 giorni di tempo per
proporre delle misure e sanare così le criticità rilevate. “Se
non ci riuscirà, non esiteremo a imporre misure drastiche”; ha
avvertito la vicepresidente esecutiva della Commissione Teresa
Ribera.
“Una decisione errata”, ha tuonato Mountain View, già sotto
pressione per un caso in gran parte simile Oltreoceano. “Si
impone una sanzione ingiustificata e si richiedono modifiche che
danneggeranno migliaia di aziende europee, rendendo più
difficile per loro generare profitti”, ha spiegato la vice
presidente e responsabile globale degli Affari Regolamentari di
Google, Lee-Anne Mulholland, annunciando ricorso. Una risposta
veemente, quella di Goolge, secondo cui questa sanzione
ingiustificata è solo un altro esempio dell’applicazione
sproporzionata delle leggi da parte dell’Europa nei confronti
delle aziende statunitensi
La multa era stata oggetto di uno scontro interno alla
Commissione tra la titolare della Concorrenza, Ribera, e il
responsabile del Commercio, Maroš Šefčovič, principale
negoziatore dell’accordo commerciale con gli Stati Uniti.
Secondo la ricostruzione di Mlex, lo slovacco si è opposto
all’emissione della multa, che avrebbe dovuto essere annunciata
lunedì, proponendo di sospenderla. E l’altolà sarebbe arrivato
anche da Oltreoceano, con il Dipartimento di Giustizia Usa
intervenuto per chiedere di rinviare la decisione. Sullo sfondo,
le tensioni con Washington sul digitale. Nei giorni scorsi,
Trump era tornato a minacciare nuovi dazi sui Paesi con leggi
che mirano a “danneggiare” le società tech made in Usa. Pur
senza menzionare l’Ue, gli strali del tycoon erano bastati a far
tremare l’accordo sui dazi appena siglato. Durante i negoziati,
l’amministrazione Trump aveva cercato di intrecciare la
questione tariffaria con l’arsenale digitale di cui l’Ue si è
dotata nello scorso mandato. Per Washington, le leggi varate da
Bruxelles per porre fine al Far West digitale e per garantire
mercati digitali equi non sono altro che barriere non tariffarie
alle Big tech americane. Tesi mutuata proprio dall’industria
tecnologica americana che con Trump ha stretto un rapporto di
acciaio, sbandierato nella festa organizzata giovedì sera dal
tycoon alla Casa Bianca con i Ceo delle principali Big tech.
Bruxelles era riuscita a tenere il digitale formalmente fuori
dall’accordo sui dazi che però resta sotto alcuni aspetti ancora
da limare. Il rinvio della multa a Google ha sollevato però
nuovi interrogativi sull’effettiva tenuta della Commissione, già
travolta dalle critiche, rispetto alle pressioni dell’alleato
americano. Sul piede di guerra, tra gli altri, l’eurodeputato
del Partito popolare europeo Andreas Schwab, relatore della
legge sui mercati digitali (Dma) che aveva accusato la
Commissione di tenere congelata la decisione da maggio. “Si
tratta di un caso complesso che richiede una valutazione
approfondita e ogni passo è stato intrapreso in modo
collegiale”, si era schermato Šefčovič.
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